Editoriale

Blog per ecommerce: come crearlo?

Un blog per ecommerce è necessario, il problema sta nel come crearlo perché supporti nella fidelizzazione e nella vendita dei prodotti, andando a spremerlo il più possibile per trarre benefici dai suoi contenuti. Già, perché spesso vedo blog buttati lì, con i soliti bruttissimi contenuti, magari adesso totalmente scritti da ChatGPT “così facciamo traffico” senza pensare che è la nostra voce, che è la nostra possibilità di evitare che i potenziali acquirenti si rivolgano ad altri negozi online, che è il luogo in cui possiamo colloquiare con chi già acquista da noi.

BigCommerce, dice che il 40% delle entrate di un’azienda di ecommerce proviene da clienti fedeli, per esempio, e di sicuro il blog è un ottimo modo per coccolarli, con contenuti studiati appositamente per stimolare, ispirare e approfondire.

Per cui vediamo insieme un blog per ecommerce come crearlo.

Layout per blog di ecommerce

Prima di pensare a qualsiasi contenuto è necessario pensare attentamente agli spazi: dobbiamo informare e stimolare all’acquisto e non dobbiamo lasciare che l’utente se ne vada senza aver compiuto un’azione, quantomeno l’iscrizione alla nostra newsletter.

Partiamo dal fatto che le persone scansionano un testo e non lo leggono (NN Group “How People read online“) e che se vogliamo si soffermino a compiere qualsiasi azione, sul nostro blog per ecommerce, dobbiamo solleticare parecchio l’attenzione e ricordare che le persone continuano a non voler sprecare tempo online o fare fatica.

Il risparmio cognitivo, studiato da E. Rosch in termini di linguaggio, resta ancora uno dei punti cardine della nostra capacità di cercare informazioni online: le migliori informazioni in meno tempo possibile. Conosco un motore di ricerca che è diventato il più usato al mondo proprio perché ha risposto a questa necessità, si chiama Google.

Il layout di un blog per ecommerce, quindi, deve avere queste caratteristiche:

  • contenuti fuori dal comune sugli intenti di ricerca informativi comuni, non ci dobbiamo limitare alla scrittura ma pensare ad arricchire la pagina di contenuti immediati come infografiche, immagini esplicative, video e audio;
  • blocchi grafici intuitivi per spingere alla vendita mentre scrolliamo il contenuto iper pertinenti a ciò che stiamo leggendo e più persuasivi possibile;
  • call to action, poche ma buone, qui stiamo informando le persone evitando lo facciano da un’altra parte, se vogliamo che vengano compiute informazioni differenti dalla mera lettura del contenuto, è il caso di evitare di indispettire con un parco giochi di clicca qui.

Se vogliamo il blog per ecommerce è paragonabile al commesso o commessa del negozio: ti accoglie, ti spinge alla vendita con delle informazioni di valore, aggiunge altri acquisti non pensati perché “come ti starebbe bene questo insieme a questo“. Con delicatezza, senza insistere e, alla cassa, ti chiede se vuoi la Fidelity Card.

Prediamo per esempio Actesso, blog del Regno Unito, per l’acquisto di supporti medici. Gli articoli hanno dei contenuti davvero utili e interessanti con immagini create ad hoc per accompagnare il testo.

Solo alla fine dell’articolo, vengono suggeriti i loro prodotti, ma prima è stato spiegato precisamente tutto ciò che ha a che fare con la fascite plantare, dal perché alla terapia, passando agli esercizi di fisioterapia precisamente descritti e solo alla fine si pensa alla vendita.

Contenuto di un blog per ecommerce

La tristezza infinita mista alla banalità è ciò che più mi viene da pensare nella stragrande maggioranza degli ecommerce nei quali vedo il blog e, mea culpa, in passato anche per causa mia perché, diciamoci la verità, il compito del SEO specialist era: portare traffico organico senza costare troppo. E, alla fine, non può essere: avere traffico e non farsene nulla dando anche quella sensazione di pochezza perché le informazioni sono tutte uguali non fa vendere, fa scappare.

E, secondo me, è anche uno dei motivi per cui ChatGPT e company mandano e manderanno a casa un sacco di copywriter. Brutto a dirsi ma, all’ennesimo contenuto identico, senza nulla di piacevole, differente, che faccia comprendere la famosa EEAT di Google (Esperienza, Competenza, Autorevolezza, Affidabilità) sta che i nostri clienti scelgano di farsi scrivere un contenuto da una macchina che pesca conoscenza dalla pochezza già presente online.

Basterebbe seguire le linee guida dei quality rater per evitare di raccontare a persone che dovrebbero comprare da noi inutilità e futilità banali senza fine.

Viene chiesto di verificare che ci sia:

  • impegno nella creazione del contenuto, anche se viene utilizzata una AI (lo dice nemmeno tanto tra le righe), per ottenere qualcosa di soddisfacente;
  • originalità, verificando che non siano contenuti copia e incolla di altri siti web, che ci sia unicità in ciò che proponiamo;
  • talento o abilità, misurando quanto ciò che viene letto renda l’esperienza soddisfacente all’utente;
  • accuratezza, specie su pagine YMYL (quei contenuti che hanno a che fare con la nostra salute e le nostre finanze), misurando se ciò che si legge è veritiero, sostenuto da riferimenti bibliografici, consolidato grazie al parere di esperti.

E, se la tentazione è scrivere un milione di articoli per stimolare il traffico, io consiglio: meno ma veramente spettacolari e da poter poi utilizzare in tutti gli altri canali di conversione. Con un post di blog si può:

  1. arricchire la newsletter smettendola di inviare solo sconti che ne abbiamo a pacchi;
  2. creare diversi post per i social, senza dover riscrivere la ruota;
  3. leggere il contenuto, magari utilizzando la voce dell’author, così da permettere di avere un simil podcast e permetterne la fruizione anche quando si è in movimento;
  4. trasformare il contenuto in un lead magnet da associare all’iscrizione della tua newsletter, insieme al solito meraviglioso sconto del 10% al primo acquisto;
  5. evitare di creare sempre qualcosa di nuovo se si è pensata bene l’architettura di contenuti, con evergreen e tendenze del momento insieme a contenuti facilmente aggiornabili, perché le persone non avranno mai ricordo, dopo tempo, di ciò che hanno letto e potranno trovarne giovamento anche se il contenuto viene nuovamente ricondiviso.

Potremmo parlarne all’infinito, e io sarei pronta a farlo, ma già iniziare a pensare che, nel 2023, possiamo ottimizzare dei tempi grazie alle AI e concentrarci nel creare davvero il nostro un blog per ecommerce di valore ed evitare che ci siano solo blogger a parlare di noi che, di sicuro, non sono interessati a vendere più prodotti e servizi nostri, non sarebbe male.

Tutto ciò che ho riportato sopra richiede tempo e denaro, senza se e e senza ma, è necessario valutare bene l’investimento, comprendere quanto può portare al nostro mercato e, a quel punto, farlo bene sul serio o un blog per ecommerce servirà solo per portare traffico organico sporco con cui pesare solo sui server.

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Pubblicato da
Giulia Bezzi

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