“Merito” può significare il talento di ognuno che deve essere sviluppato, o il contributo che ciascuno deve poter dare alla collettività, a prescindere dalla sua estrazione sociale, dal suo reddito, dalle gerarchie.
Per Frederic Laloux, la meritocrazia (intesa nel senso di cui sopra) è una delle svolte delle organizzazioni “arancioni”. In esse le gerarchie non sono (più) stabili e il passato non pregiudica il presente. Un esempio di organizzazione arancione è la multinazionale, mentre esercito, Chiesa cattolica e Pubblica amministrazione sono esempi del modello precedente (organizzazioni ambrate) che la meritocrazia mette in crisi.
Questa prospettiva ragiona sul merito che c’è, che si è generato e che può trovare o non trovare sbocco e compimento
Ma il “talento” è anche espressione di certe condizioni di partenza: la deprivazione economica e culturale, la carenza o assenza di stimoli, il mancato accesso a occasioni di formazione e altri fattori rendono opaca e discriminante la nozione di “talento” (e quindi di “merito”).
Tranne rarissime eccezioni (plusdotazione, eccezionali abilità forse innate) il merito individuale non può essere considerato in astratto come se accadesse nel “vuoto”: esso accade in una realtà precisa, che è sociale, economica, culturale e all’interno di relazioni che favoriscono o reprimono talenti.
Questa prospettiva ragiona su come si forma il merito, prima che si ponga il problema del suo sbocco.
L’istruzione (educazione, formazione, istruzione) è proprio il luogo della scoperta, formazione, costruzione, potenziamento dei “meriti” individuali, di tutti e di ciascuno.
Inoltre, come da dettato costituzionale, la Scuola deve contribuire a “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese” (art. 3).
A completamento, l’articolo 34 dice anche che: “La scuola è aperta a tutti. L’istruzione inferiore, impartita per almeno otto anni, è obbligatoria e gratuita. I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, hanno diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi”, mettendo in correlazione il diritto allo studio con i mezzi di sostentamento (in un periodo in cui studiare significava privare la famiglia di forza-lavoro indispensabile).
Siccome lo strumento principale per attuare il diritto allo studio è, come suggerito dall’articolo 34, la borsa di studio, ma lo stato ha disponibilità limitate, gli idonei a ottenerla sono individuati per concorso: fra i criteri, oltre a ISEE delle famiglie e durata del percorso richiesto, c’è il merito (cioè i voti dello studente). Inutile dire che nella pratica vi sono idonei che non ricevono le borse.
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