Innanzitutto cosa è “SGE”? Per chi ancora non lo sapesse è la parte di AI nella porzione alta del vostro smartphone o desktop quando cercate su Google (ancora non attivo in Italia): Search Generative Experience (SGE), una feature che mira a fornire delle risposte più complete grazie all’uso dell’AI.
Ogni settimana, con il mio team, abbiamo istituito l’ora di navigazione per trarre ispirazione, pensare a nuove strategie, confrontarci e ora voglio iniziare a raccontare delle cose secondo la mia esperienza.
- Non so se, quando arriverà in Italia, sarà proprio così o ci saranno delle modifiche, nel tempo ne sono certa, Google fermo non sta.
- Tutti possiamo dire la nostra in merito, l’importante è aggiungere “buonsenso” e “dipende” all’inizio e alla fine della frase.
- Come dice Giuseppe Stigliano, accanto a Kotler, nel loro “Rivoluzione Retail” parlando di Retail 5.0: “Le organizzazioni ammetteranno quanto sia sensato concentrarsi sui canali ed i touchpoints più rilevanti, ottimizzando le risorse, anziché lasciandosi ammaliare dalla possibilità di essere onnipresenti, rischiando di frammentarle e diminuire la loro efficacia”.
Con queste premesse ed applicando il buonsenso che mi ha portato fin qui (ed il dipende dal mercato, ma non troppo), comincerei a pensare di:
- assicurarmi una buona EEAT – Esperienza Competenza Autorevolezza Affidabilità, con tante belle recensioni, uno stuolo di persone EEAT addicted che parlino dei vostri prodotti e servizi e un servizio di PR super wow [Vedi RoiEdizioni che mi segue con affetto e mi manda sempre il libro perfetto così che lo recensisca, ed essendo una micro-influencer, porti all’acquisto le mie persone].
- usare le AI qb per avere delle schede prodotto fantasticose, basta tristezza e agonia, diamoci all’Amazon Style senza paura [Vedi WordLift e meraviglie simili].
- aggiungere contenuti informazionali non solo nel nostro sito ma, anche, nei siti autorevoli e qui ok AI ma, anche tanto tantissimo sesto senso e mezzo di Dylan Dog [Vedi Digital Trails di cui a breve uscirà l’intervista sul blog di Valnan].
- decidere quali sono i canali social da presidiare con dei Brand Ambassador, accanto ai Content Creator che fanno per il vostro settore, per cui trattiamo bene le nostre persone perché perderemo la loro professionalità, passione ed entusiasmo insieme alla loro condivisione [per cui basta canali YouTube con i 3 video delle feste della vostra Azienda, fa miseria e basta].
MA, SOPRATTUTTO, AVERE CURA DEL NOSTRO PUBBLICO: coccolarlo, incantarlo, ammaliarlo, amarlo perché rimane sempre il nostro primo Brand Ambassador, quello che spinge altre persone all’acquisto, quello che compra anche se aumentiamo di qualcosa il prezzo, quello che non butta la recensione di M ma ci scrive in privato per farci recuperare, quello che ha cura reciprocamente di noi e, assolutamente, colui che ci paga tutto quello che ho scritto sopra, persone del nostro team comprese.
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