Non siamo noi a decidere di come parlare del nostro prodotto ma gli altri. E’ la cosa più complessa da far capire quando si parla di SEO, perché noi ci occupiamo di comprendere:
- ciò che gli altri cercano
- come lo cercano
- che tipo di parole usano
- a seconda della loro cognizione culturale.
Sembra una banalità, ma è ancora la cosa più complessa da far capire ai produttori: se vendiamo farmaci per “il mal di testa”, non possiamo pensare che le persone cerchino “cefalea” o “emicrania” perché non è nel loro linguaggio comune, non è la loro quotidianità, non c’è il tempo di interessarsi alla terminologia corretta e l’istinto porta alla ricerca più vicina alla nostra conoscenza.
Ci saranno persone più appassionate che sapranno pure la differenza tra “cefalea tensiva” e “cefalea a grappolo” ma, la stragrande maggioranza delle persone, naturalmente, cercherà “mal di testa”.
E, a vedere, da Google Trends, qui sotto, siamo proprio messi bene in Italia 🙂
Non siamo noi ad imporre il nostro volere al mercato, lo sappiamo bene, eppure quando si tratta di intenti di ricerca, facciamo fatica a comprendere che è davvero il momento in cui la nostra conoscenza della materia non può avere la meglio: la meglio è sempre del pubblico.
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