Ok, vai in palestra e sei in perfetta forma fisica. Facile che ti “aiuti” pure con qualche ritocco estetico e sembri un(a) ventenne. Complimenti!
Il fatto è che non mi interessa (in questo contesto 😁) nè la tua età anagrafica, tantomeno quella che dimostri esteticamente. In questo articolo vorrei ragionare sulla tua età cerebrale (esite? boh… ma a me interessa quella).
Conosco tanti giovani che sono già vecchi ed altrettanti “vecchietti” che sono più giovani di un ventenne.
L’amico Alberto Pasquini ha creato addirittura un club per tutte le persone “senza età anagrafica, ma che condividono determinati valori” e l’ha chiamato Perennial Social Club.
Ragionavo su questi concetti ieri, stimolato dalla partecipazione ad un interessante webinar ad ora di pranzo con Giulia Bezzi e Sebastiano Zanolli.
Cosa differenzia un vecchio da un giovane?
Questa è la vera domanda.
Come riconosco un vecchio da un giovane? La risposta, secondo me, è DAL SUO CERVELLO. O meglio, dal suo modo di ragionare.
Se parli con una persona che inizia (e spesso finisce pure) ogni frase con IO, IO, IO… allora hai davanti un “vecchio”. Gli individualisti sono vecchi, chi non ha empatia è vecchio, chi non vuole condividere la sua conoscenza ma solo imporre la propria visione è vecchio. Chi non ascolta, pensa di essere indispensabile, crede che le nuove generazioni siano peggio della sua, dice “era meglio quando…”, o l’inascoltabile “abbiamo sempre fatto così”, è vecchio!
Ma soprattutto riconosci chi è mentalmente vecchio (anzi stravecchio, come il famoso brandy) quando ti trovi di fronte una persona che non pone domande, ma da solo risposte.
Intelligenza artificiale
Ed ora arriviamo al punto. L’intelligenza artificiale dimostra quotidianamente di rispondere (sempre meglio) alle nostre domande, di imparare dai dati, di poter assistere molti professionisti nel lavoro “intellettivo”.
L’avvento ed il dilagare di strumenti di intelligenza artificiale segna il capolinea per tutti i “vecchi inside”.
Mi spiace dirvelo, da qui in avanti assisteremo alla rivincita dei cervelli giovani.
Gente che crede nell’empatia, che investe tempo nelle relazioni personali (e professionali) nella convinzione che da soli non si va più da nessuna parte. Che antempone il dubbio alle certezze, che è curiosa di conoscere, che non pensa di avere la risposta ad ogni quesito, ma è sicura di saper porre la giusta domanda.
Ed eccoci ad un ulteriore passaggio: saper porre la giusta domanda agli strumenti di intelligenza artificiale sarà una delle skills più ricercate nel futuro mercato del lavoro.
Intelligenza artificiale e cervello umano: giovani e vecchi
Il “prompt engineering” si riferisce proprio a questa particolare capacità di creare prompt (comandi o istruzioni) efficaci per interagire con i modelli di intelligenza artificiale, specialmente quelli basati su linguaggio (es. GPT-4). L’obiettivo è formulare il prompt in modo che il modello capisca la richiesta dell’utente e produca una risposta accurata, pertinente e utile. Può includere la scelta delle parole giuste, la strutturazione della domanda in un certo modo, e l’aggiunta di contesto specifico quando necessario.
Ma per porre le giuste domande bisogna conoscer affondo l’argomento. C’hai mai pensato? Ecco perchè l’intelligenza artificiale non è un pericolo per i professionisti seri, preparati, che non smettono di studiare ed approfondire.
Per chi è curioso di sapere, capire, conoscere, l’IA è solo uno strumento di potenziamento delle proprie capacità intellettive, un’estensione del cervello.
Ma per poter funzionare al massimo l’IA ha bisogno di un cervello “giovane”.
Sempre che non spunti fuori qualche vecchio… IO, IO, IO… pronto e sicuro di saperne più dell’intelligenza artificiale.
P.S.
Se vuoi conoscere da vicino le potenzialità dell’intelligenza artificiale e come sta cambiando le nostre vite ti segnalo AIFestival, 14 e 15 febbraio 2024 | Allianz MiCo, Milano. Io ci sarò!
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