Ogni settimana una domanda sul digitale, dalla Newsletter LinkedIn To Be Digital, con il mio punto di vista, ma curioso di conoscere il tuo! Lavoro nel digitale da oltre 20 anni, esattamente dal 1999. Per collegarsi ad Internet c’erano i modem (con i fili!), facevano un sacco di suoni strani e per aprire una pagina ci voleva un’eternità. Appena laureato fui assunto da una multinazionale italiana, creammo uno dei primi ecommerce italiani, vincemmo il premio WWW de IlSole24Ore e la società si quotò in borsa. Dovrei conoscere la materia.
E invece no!
Mi giro, guardo mia figlia, 14 anni e vedo un marziano. Siti, social, app e terminologie utilizzate sono distanti da tutto quello che so, o penso di sapere sul tema. Ma io sono curioso ed allora inizio ad indagare. Con discrezione, non sia mai invadere lo spazio vitale digitale di un nativo… E scopro che tra noi vi è un abisso, uno spazio (digitale) incolmabile. In pratica la stessa differenza che probabilmente c’era tra un Sapiens ed un Neanderthal. Lei è una nativa, io un immigrato. Se vorrò sopravvivere nei prossimi anni dovrò chiederle aiuto ed accettare l’idea di imparare da una più giovane di me.
Prova a pensarci, è la prima volta che accade nella storia dell’umanità, il mondo sarà rovesciato. E’ un passaggio culturale oltre che “fisico”.
Chi ha più di 20 anni si trova a vivere da immigrato, è un dato di fatto. E’ come un anfibio: mezzo analogico e mezzo digitale. Solo che la metà digitale si sta adattando, è un corpo in evoluzione, ancora tutto in divenire. Di contro ci sono “esseri” che sono nati tutti digitali. La vita dell’immigrato non è mai stata semplice, ma stavolta è anche peggio, perchè il processo di “adattamento” dovrà continuare per il resto della vita. Occorre acquisire la consapevolezza che mai si potrà uguagliare chi nasce digitale.
Ed eccoci allora al punto della questione. In questo contesto è a mio avviso necessario formare alla formazione i nativi. Perché non sta scritto da nessuna parte che questi capiscano l’importanza, abbiano voglia o siano capaci di “formare” i propri genitori, zii, nonni.
Esempio pratico di sopravvivenza digitale
Mia madre ha 68 anni ed io 48. L’ho dovuta aiutare ad “accettare”, poi ad utilizzare: l’home banking, lo Spid, la prepagata, l’acquisto online, le ricette del medico via mai, il greenpass con qr code… Per non parlare di quello che succede quando cambia telefonino o clicca “a caso”, attivando servizi indescrivibili. Solo 20 anni di differenza.
Esempio pratico di lavoro digitale
Mi occupo di digital marketing da oltre 20 anni e mi ritrovo “costretto” a chiedere a mia figlia come funziona l’ultima features di Instagram, la “lente” di Snapchat, l’App per editare i video che pubblico sui social, i (non il) metaversi che frequenta! Gli Nft me li ha “presentati” lei… poi li ho studiati.
La convivenza tra nativi digitali ed immigrati non sarà affatto semplice, con i primi proiettati totalmente nei loro mondi (e realtà) sempre più virtuali, i secondi legati da un cordone ombelicale al fisico. La comunicazione, il marketing, gli stessi ecommerce vanno ripensati, cambiati, ibridando sempre più reale e virtuale. Ma tutto questo va fatto ascoltando ed imparando da chi è più giovane.
I nativi dovrebbero comprendere le difficoltà degli immigrati, questi ultimi capire che il cambiamento è irreversibile ed accettare l’idea di chiedere loro aiuto.
La domanda allora è: “Sei pronto ad imparare da tuo figlio?”
P.S.
Il libro To Be Digital è gratuito nella versione Kindle fino a domani. Scaricalo!