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Eistono lavori con caratteristiche umane irripetibili dalle macchine?

Di questi tempi, tra intelligenze artificiali e super computer, si parla sempre più di lavori che scompariranno e di mestieri che rimarranno, considerando anche l’adagio “il 65% degli studenti di oggi farà un lavoro che oggi non esiste”. A questi lavori, con caratteristiche umane irripetibili dalle macchine, devono corrispondere 4 “caratteristiche chiave” dell’intelletto umano.

1- Pensiero critico. Incluso problem solving, giudizio e capacità di formulare domande appropriate visto che in un modo fatto di IA aumenta il valore delle domande mentre diminuisce quello delle risposte.

2- Creatività. Incluse intraprendenza, nuove idee, innovazione e curiosità.

3- Comunicazione. Inclusa empatia, persuasione, capacità di storytelling, influenza sociale, leadership e visione.

4- Collaborazione. Incluso lavoro di squadra, network building e fiducia.

Infine, anche la destrezza sarebbe un’abilità difficile da replicare in molti lavori visto che Treccani la definisce come qualità dell’ingegno, accortezza, avvedutezza nel districare situazioni difficili e nel superare le difficoltà che si frappongono al raggiungimento di uno scopo.

Non tutti possiamo avere TUTTE queste caratteristiche, questo è ovvio, ma dobbiamo iniziare a pensare che se non ne abbiamo NESSUNA il nostro futuro è seriamente a rischio.

I brand cercano l’immortalità

Si, i brand cercano l’immortalità (e usano tutti i sensi per trovarla, perché ogni lasciata è persa). Alcuni lo chiamano sound branding, altri audiologo, altri ancora logo sonoro o marchio sonoro ma il concetto è lo stesso. Il 𝗯𝗿𝗮𝗻𝗱 𝘀𝗼𝘂𝗻𝗱 è uno degli elementi che costituisce la 𝗯𝗿𝗮𝗻𝗱 𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝘆 in base alla 𝗽𝗿𝗮𝘀𝘀𝗶 𝗱𝗶 𝗿𝗶𝗳𝗲𝗿𝗶𝗺𝗲𝗻𝘁𝗼 𝗨𝗡𝗜/𝗣𝗱𝗥 𝟭𝟭𝟭:𝟮𝟬𝟮𝟮 sulla gestione e la progettazione della marca introdotta per la prima volta a luglio 2022.

In realtà, noi, lo ben sappiamo da molto, molto prima.

Non vi ricordate?

  • Quale cinefilo, al 𝘀𝘂𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗿𝘂𝗹𝗹𝗮𝗻𝘁𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝟮𝟬𝘁𝗵 𝗖𝗲𝗻𝘁𝘂𝗿𝘆 𝗙𝗼𝘅 (buonanima), non sospirava in trepidante attesa che iniziasse il film che tanto aspettava?
  • Il 𝗹𝗼𝗴𝗼 𝗨𝗻𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗮𝗹 𝗰𝗵𝗲 𝗴𝗶𝗿𝗮 𝗮𝘁𝘁𝗼𝗿𝗻𝗼 𝗮𝗹𝗹𝗮 𝗧𝗲𝗿𝗿𝗮, che suono fa?
  • E il famoso “𝘀𝗱𝗲𝗻𝗴” 𝗱𝗲𝗹 𝗠𝗮𝗰𝗶𝗻𝘁𝗼𝘀𝗵 quando si accende?
  • Lo 𝘀𝘁𝗿𝗼𝗺𝗯𝗮𝘇𝘇𝗮𝗿𝗲 𝗮𝗹𝗹’𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗱𝗲𝗹 𝗧𝗚𝟭?
  • Chi si ricorda il 𝘀𝘂𝗼𝗻𝗼 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝘀𝗳𝗲𝗿𝗮 𝗱𝗶 𝗣𝗮𝗰-𝗠𝗮𝗻 𝗾𝘂𝗮𝗻𝗱𝗼 𝗿𝗼𝘁𝗼𝗹𝗮𝘃𝗮 nei labirinti?
  • Sapevate che 𝗚𝗿𝗼𝘂𝗻𝗱 𝗧𝗵𝗲𝗺𝗲 𝗲̀ 𝗶𝗹 𝗻𝗼𝗺𝗲 𝗱𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗲𝗹𝗲𝗯𝗿𝗲 𝗺𝘂𝘀𝗶𝗰𝗮 𝗻𝗲𝗹𝗹’𝗶𝗻𝘁𝗿𝗼 𝗱𝗶 𝗦𝘂𝗽𝗲𝗿 𝗠𝗮𝗿𝗶𝗼 𝗕𝗿𝗼𝘀?

Tutti questi suoni 𝗵𝗮𝗻𝗻𝗼 𝗿𝗲𝘀𝗼 𝗰𝗲𝗹𝗲𝗯𝗿𝗲 𝗶𝗹 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗼 𝗯𝗿𝗮𝗻𝗱, negli anni, al punto da renderlo unico, inconfondibile.

Memorabile.

Già, perché 𝗮 𝗿𝗲𝗻𝗱𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗻 𝗯𝗿𝗮𝗻𝗱 𝗶𝗺𝗺𝗼𝗿𝘁𝗮𝗹𝗲 𝗲̀ 𝗹𝗮 𝘀𝘂𝗮 𝗰𝗮𝗽𝗮𝗰𝗶𝘁𝗮̀ 𝗱𝗶 𝗿𝗲𝘀𝘁𝗮𝗿𝗲 𝗶𝗺𝗽𝗿𝗲𝘀𝘀𝗼 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗲𝗺𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗱𝗲𝗴𝗹𝗶 𝘂𝘁𝗲𝗻𝘁𝗶, non importa se siano anche clienti oppure no. Perché fare branding non è mai vendere.

È la ricerca dell’immortalità. E quella, al di là delle mere scorciatoie che bramate così tanto, passa necessariamente da quel muscolo che abbiamo tutti in mezzo al petto.

 Conosci la tecnica dei 6 cappelli?

Sei cappelli per pensare è uno STRUMENTO DI ANALISI tratto dall’omonimo libro del suo creatore, Edward de Bono (1985).
È particolarmente utile per valutare idee innovative e provocatorie, partendo da un semplice concetto: la maggior parte del nostro pensiero lavora attraverso la contraddizione. 🤨
Usarlo per i brainstorming in azienda aiuta tantissimo per l’analisi interna, base di qualsiasi altra analisi, anche quelle statistiche.
📌Come funziona?
Tu hai proposto un’idea e io la critico per testarne la forza. Il problema è che il pensiero contraddittorio in sede di lavoro può diventare radicato e politicizzato, oppure può essere difficile per alcune persone criticare le idee o le proposte degli altri. 😝

La tecnica dei “sei cappelli per pensare” supera queste difficoltà costringendo tutti a pensare in parallelo: ad ogni turno tutti indossano un cappello dello stesso colore, e bisogna esprimersi in base a ciò che quel colore comanda:
1️⃣ Il cappello bianco è il cappello delle informazioni, e in questo turno si possono chiedere ulteriori dati che possano aiutare ad analizzare la proposta. Non si fanno giudizi, è solo un passaggio di informazioni. 🤍
2️⃣ Il cappello rosso rappresenta le emozioni. Ognuno deve condividere la propria reazione emotiva alla proposta e poi ne indicano il motivo. ❤️
3️⃣ Il cappello giallo è il cappello dell’ottimismo: ognuno deve esprimere cosa pensa ci sia di buono nella proposta. Anche se l’idea non ci entusiasma, in questo turno dobbiamo sforzarci di trovare delle qualità redentrici e punti positivi a riguardo. 💛
4️⃣ Il cappello nero è il cappello del pessimismo: è il momento di trovare un difetto alla proposta. Anche se è stata una tua idea e ne sei molto orgoglioso, sforzati di sottolineare alcuni inconvenienti o svantaggi. 🖤
5️⃣ Il cappello verde è il cappello della crescita e delle possibilità. In questo turno si suggeriscono modi in cui l’idea potrebbe essere adattata o migliorata per renderla più efficiente. 💚
6️⃣ Il cappello blu è il cappello della verifica. Quando lo indossi, discuti se il processo che hai individuato funziona correttamente. 💙

In generale, trascorrerai relativamente poco tempo con il cappello blu, un po’ di più con quello bianco e quello rosso, e la maggior parte del tempo con i cappelli giallo, nero e verde.
Puoi andare avanti e indietro da un cappello all’altro, ma la regola fondamentale è che tutti devono indossare lo stesso colore di cappello contemporaneamente.
Sarebbe bene avere un moderatore che segnali con un cartellino colorato quale cappello è in uso e che si assicuri che nel turno, ad esempio, del cappello giallo, nessuno usi il pensiero del cappello nero.

All’interno di un approccio di Marketing Scientifico, questa tecnica di analisi è utile per capire le vari percezioni interne all’azienda stessa.
Prova, sperimenta, mettiti alla prova e trova soluzioni. La tua azienda ti ringrazierà, e tu ringrazierai te stesso.

Che differenza c’è tra essere un’azienda ed essere un brand?

Facciamola semplice, per comodità. 𝗟’𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝗱𝗮 𝗲̀ 𝗹’𝗶𝗻𝗳𝗿𝗮𝘀𝘁𝗿𝘂𝘁𝘁𝘂𝗿𝗮 che, attraverso le risorse a propria disposizione (umane e tecnologiche) produce il prodotto o il servizio in grado di soddisfare il bisogno del cliente/consumatore. 𝗜𝗹 𝗯𝗿𝗮𝗻𝗱 𝗲̀ 𝗹’𝗶𝗻𝘀𝗶𝗲𝗺𝗲 𝗱𝗶 𝘀𝗲𝗻𝘀𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗶, impressioni e idee attorno ad essa da parte degli utenti che deriva dal grado di soddisfazione, reale o percepito, di quel bisogno.

𝗨𝗻𝗮 𝗽𝗿𝗼𝗺𝗲𝘀𝘀𝗮 𝗰𝗵𝗲 𝗱𝗲𝘁𝗲𝗿𝗺𝗶𝗻𝗮 𝗿𝗲𝗽𝘂𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲, 𝗶𝗱𝗲𝗻𝘁𝗶𝘁𝗮̀, 𝗽𝗲𝗿𝘀𝗼𝗻𝗮𝗹𝗶𝘁𝗮̀, 𝘃𝗮𝗹𝗼𝗿𝗶 𝗲, 𝗼𝘃𝘃𝗶𝗮𝗺𝗲𝗻𝘁𝗲, 𝗹’𝗶𝗺𝗺𝗮𝗴𝗶𝗻𝗲 ovvero la sua rappresentazione visiva e identificativa.

I prodotti possono terminare, possono evolversi e persino cambiare totalmente, così come i servizi. Il brand no.

Riprendendo ciò che scrive Kotler, il brand è: ❝𝘭𝘢 𝘳𝘪𝘴𝘰𝘳𝘴𝘢 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘥𝘶𝘳𝘦𝘷𝘰𝘭𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭’𝘪𝘮𝘱𝘳𝘦𝘴𝘢, 𝘤𝘩𝘦 𝘷𝘪𝘷𝘦 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘢 𝘭𝘶𝘯𝘨𝘰 𝘥𝘦𝘪 𝘴𝘪𝘯𝘨𝘰𝘭𝘪 𝘱𝘳𝘰𝘥𝘰𝘵𝘵𝘪 𝘦 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘴𝘵𝘳𝘶𝘵𝘵𝘶𝘳𝘦❞.

È affascinante pensare che, nonostante sia un bene impalpabile, 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗿𝗲𝘀𝗲𝗻𝘁𝗮 𝗻𝗲𝗹𝗹𝗮 𝗺𝗮𝗴𝗴𝗶𝗼𝗿𝗮𝗻𝘇𝗮 𝗱𝗲𝗶 𝗰𝗮𝘀𝗶 𝗶𝗹 𝗺𝗼𝘁𝗶𝘃𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗶𝗹 𝗾𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗽𝗿𝗲𝗳𝗲𝗿𝗶𝗮𝗺𝗼 𝘂𝗻 𝘀𝗲𝗿𝘃𝗶𝘇𝗶𝗼 𝗮𝗹𝗹’𝗮𝗹𝘁𝗿𝗼. Compriamo A perché conosciamo A e ci fidiamo di più rispetto a B e C, o per esperienza diretta oppure indiretta (la percezione, la riprova sociale).

Ora, come si applicano questi concetti al personal brand? Si può essere un bravo professionista e non essere un personal brand?

Eccome se si può. E fa tutta la differenza del mondo.

Videogame o serie TV?

Quelle che vedi in questa immagine sono serie TV. O forse no? Il cinema (anche se mi fa strano chiamare cinema le varie Netflix o Amazon Prime Video) ha bisogno di idee innovative, di nuova linfa per appiccicare le persone allo schermo, di benzina per il proprio business dell’intrattenimento: dal cinema sono sempre uscite le migliori menti creative.

Certo, spesso si sono presi spunti dai libri, per fare i film, ma è stato il cinema a dare vita al più grande immaginario collettivo del secolo scorso, più di tutti i libri, per portata e per numero di persone raggiunte.

E oggi?

Oggi non è più così. Il cinema come lo conosciamo è finito perché non è più polarizzante come un tempo e, soprattutto, perché ci sono tantissime altre forme d’intrattenimento disponibili e, tra queste, alcune attraggono e polarizzano più persone di tutti gli altri media, ovvero i videogame che superano per fatturato musica e cinema messi assieme.

Nella foto di questo articolo vedete delle immagini riprese da Halo, “Assassin’s Creed”, “The Witcher” e “The Last of Us” ma non sono di certo gli unici videogame che sono diventati (o diventeranno) serie tv.

Da Sony (non dimentichiamo che Sony è anche una casa di produzione cinematografica) sono state annunciate opere basate su Horizon, God of War e Gran Turismo ma non solo, visto che Netflix ha puntato su un altro franchise videoludico, Resident Evil, mentre la saga “atom-punk” di Fallout è nel mirino di Amazon.

Per non parlare di film che sono stati i precursori della fusione videogame/cinema, primo tra tutti il “Tomb Rider” con una magnifica Angiolina Jolie ad interpretare la mitica Lara Croft.

Due considerazioni al volo: la prima è che le aziende che producono film, a corto d’idee, si sono convinte a prendere le idee dove nascono e nessun mondo oggi è più creativo di quello dei videogame.

La seconda considerazione è più profonda: avendo eserciti di fan sfegatati per i videogiochi, le case di produzione SANNO che le serie e i film verranno visti proprio da questi fan, assicurandosi il pubblico in una sorta di follow up assicurato e, al tempo stesso, sanno di poter avvicinare una parte di pubblico al videogame dopo avere visto la serie.

Una bella e furba manovra che dimostra quello che amo dire spesso: se vuoi davvero vedere il futuro, prendi in mano un joypad.

Perché i social network sono importanti per il futuro di un’azienda

Ad oggi il marketing funziona per l’80% via internet, dove le persone passano la maggior parte del loro tempo e hanno perciò più probabilità di incrociare qualche pubblicità digitale. Il modo più veloce e sicuro per riuscire ad acquisire nuovi potenziali clienti, perciò, ad oggi è quello di usare il web, tramite l’applicazione di strategie a volte anche complesse, ma su cui esperti come eviblu.it possono intervenire in modo da renderle un successo.

Tra le strategie necessarie a un’azienda per riuscire ad aumentare il proprio fatturato rientra anche la necessità di sfruttare al meglio i social network.

Il potere dei social network

Per riuscire a comprendere subito perché i social network sono così importanti anche nel settore delle aziende e del marketing sarà sufficiente fornire un paio di numeri: secondo il Global Digital Report, infatti, sono 5 miliardi le persone connesse a internet ogni giorno.

Inoltre 4 miliardi e mezzo sono sui social network, che rappresenta quasi il 75% della popolazione adulta mondiale.

Infine è stato stimato che questi 4 miliardi e mezzo passano in media online su internet circa 7 ore al giorno, quasi 100 giorni l’anno.

Questo sicuramente basterà a far comprendere di che portata è il potere di internet e soprattutto dei social network, dal punto di vista del marketing: si tratta infatti di un’enorme vetrina che dà accesso a una fetta gigantesca di popolazione.

Come sfruttare questo potere

Nonostante internet e soprattutto i social network abbiano questo enorme potenziale, non è sufficiente avere accesso a questa vetrina per aver assicurato il successo e acquisire clienti.

È necessario predisporre e programmare una strategia ben mirata e valutare le mosse da effettuare per riuscire a emergere, rispetto ai competitor, e soprattutto attirare l’attenzione dei potenziali clienti.

I problemi infatti sono principalmente questi:

  • Proprio perché i social network sono una gigantesca vetrina disponibile e accessibile a tutti, è difficile riuscire a emergere nella grande massa e folla dei competitor presenti e che cercano in egual modo di emergere a discapito di altri.
  • Il ruolo del social network per l’utente medio. Chi si iscrive a un social, infatti, non lo fa con l’intenzione di trovare aziende e prodotti, ma cerca solo una cosa: intrattenimento.

È importante perciò prendersi del tempo per studiare il social su cui vogliamo approdare e fare un’attenta analisi che andrà a cercare:

  • Qual è il target di riferimento.
  • Qual è l’utente medio disponibile sul social in questione.
  • Quali sono i competitor.
  • Come questi competitor si pongono verso gli utenti.
  • E soprattutto in che modo sarà possibile per noi riuscire a emergere rispondendo ai bisogni degli utenti più di quanto lo facciano loro.

Inoltre il social network nasce come un format legato all’interazione: chi si iscrive a facebook, instagram o qualsiasi altro social lo fa per rendersi “social” appunto, quindi interagire con altre persone.

L’azienda dovrà approcciarsi a questo mondo con le stesse premesse, quindi, e offrire interazione all’utente con recensioni, commenti, possibilità di rispondere ai dubbi con l’uso della chat, ecc.

Tutto questo creerà un rapporto di fiducia che si tradurrà probabilmente nell’acquisizione di un nuovo potenziale cliente.

L’importanza del social media manager

Come si sarà intuito fino a questo momento, iscrivere la propria azienda ai social network con l’obiettivo di acquisire nuovi clienti non è un’attività semplice.

Le operazioni da svolgere infatti sono principalmente:

  • Analisi del social e dei suoi utenti.
  • Analisi dei competitor.
  • Definizione della strategia e degli obiettivi.
  • Gestione del profilo (e quindi la necessità di pubblicare periodicamente e restare in contatto con gli utenti).
  • Definizione di un’eventuale strategia promozionale con l’uso degli ads e campagne pubblicitarie.
  • Costante analisi dei dati di ritorno, per comprendere quali sono le eventuali carenze o errori, o per definire dei miglioramenti, con conseguente aggiustamento del tiro.

Si tratta di un lavoro a tutto tondo, che richiede molto tempo, impegno e soprattutto conoscenze specifiche nel campo del social media marketing.

Per questo, per riuscire a ottenere realmente dei benefici da questo campo, può diventare necessario assumere e delegare il lavoro a un social media manager.

In conclusione

I social network non sono semplicemente strumento di intrattenimento ma possono diventare un ottimo trampolino di lancio per la propria azienda e un luogo dove è possibile acquisire molti nuovi clienti, o fidelizzare quelli che già possediamo.

Ma per riuscire a ottenere il massimo da questo incredibile strumento è necessaria una strategia d’azione e il possibile intervento di un esperto per la realizzazione e la gestione dell’account.

Articolo redatto in collaborazione con Eviblu

Scrivere il proprio manuale è un atto identitario

Scrivere il proprio manuale è un atto identitario. Ti sembra un’affermazione troppo forte? In effetti, potrebbe sembrare. Ma, mentre raccogli i piccoli attrezzi del mestiere che trovi in questo post, vorrei confrontarmi con te su quell’affermazione. Il manuale ha per oggetto il fulcro delle nostre conoscenze e/o della nostra professione. Scriviamo per informare, divulgare metodi, accrescere il sapere dei nostri lettori in merito a un tema specifico.

Proprio per queste ragioni, al centro del manuale, c’è l’autore che si fa conoscere tramite il suo “fare”. Ecco, quindi, un primo motivo di identitarietà del manuale: in esso l’autore trasfonde se stesso, la coscienza e la consapevolezza dei propri strumenti pratici, cognitivi, ma anche psicologici.

Ed è per mezzo di questi ultimi che lo scrittore si autodetermina nella scelta di cosa trattare, come trattarne e con quale tono di voce parlarne.

La scrittura del manuale si basa su fonti. Tranne che i manuali d’uso tecnico, tutti gli altri tipi di manuale non si progettano né si costruiscono sulla sola scorta delle conoscenze poste nella testa dell’autore.

Si nutrono di fonti.

E, in questa nostra contemporaneità, le fonti possono essere davvero le più varie.

File audio, video, social, ebook, audible, tool di ogni specie, racconti e testimonianze di terze persone, sondaggi, manufatti, risultati di espressioni artistiche.
E si potrebbe continuare.

Insomma, il manuale è anche figlio dell’ambiente culturale e del gruppo sociale in cui l’autore ha scelto di vivere e/o svolgere la propria attività.

In ciò sta la seconda ragione per cui il manuale è una scrittura identitaria: perché si riferisce anche a un’identità collettiva, a una community.

Non conta se si tratti di una collettività fisicamente vicina, geograficamente prossima o solo virtuale.

Il punto è che quel manuale viene da essa e a essa ritorna.

Perciò, se sei in procinto di scrivere il tuo manuale, dedica una parte del tempo di progettazione a prendere consapevolezza di quanto e con quale intensità questo testo appartenga a te e alla tua collettività di appartenenza.

Servirà a mantenere inalterato l’amore che porti a questo tuo testo anche negli inevitabili momenti di difficoltà nella scrittura.

Innovazione: tra chatGPT e la farina di grillo

Farina di grillo? Ma di che stiamo parlando: non è la nostra cultura, non fa parte della nostra storia, non siamo mica in Mesopotamia

Con queste parole lo chef Vissani ha tuonato in merito al via libera della Ue all’utilizzo di farina di grillo per prodotti come il pane, i biscotti, la pasta e gli strudel. Da pochi giorni, infatti, l’Unione ha regolarizzato l’utilizzo di questa farina per scopi alimentari anche in Europa, rendendola di fatto un ingrediente come gli altri.

Quello che probabilmente a Vissani sfugge è che siamo in 8 miliardi e che tra gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile delle Nazioni Unite concordati tra tutti quanti vi sia, tra gli altri, quello di “espandere la produzione di insetti per il mangime animale e inserirli nelle diete degli esseri umani, grazie al basso impatto ambientale per singolo abitante da nutrire”.

Ora, secondo Treccani innovare è l’atto di introdurre nuovi sistemi, nuovi ordinamenti, nuovi metodi di produzione. Non c’è scritto di SOSTITUIRE i vecchi sistemi ma INTRODURNE di nuovi.
Nessuno vuole obbligare qualcuno a nutrirsi di quello che non desidera ma le conseguenze delle nostre decisioni -o non decisioni- presenti sortiscono il loro effetto nel futuro.

Difendere le tradizioni è sano, opporsi ai cambiamenti è luddismo. 

Ogni innovazione sostenibile, in ogni settore, che viene implementata senza sostituire qualcosa di tradizionale ma affiancandolo è una benedizione e come tale dovrebbe essere accolta. Guardare al futuro è un modo di pensare che ci permette di dare un senso alle nostre azioni, alle nostre decisioni e, così, alla nostra vita.

Poi ognuno deciderà di mangiare quello che ritiene opportuno.

Nuovi assunti e competenze

Quando si collabora o si entra in una nuova azienda, non sempre i tuoi suggerimenti vengono accolti con entusiasmo.
Quantomeno non da tutti. La competizione tossica ci porta a dover giustificare le decisioni passate in modi più o meno sconclusionati per paura di essere tacciati di incompetenza, o di essere “scalzati” dal nuovo arrivato.

Il fatto che magari tu abbia avuto torto in passato, non può e non deve per forza farti apparire come un fallito.

Tendenzialmente quando una persona viene assunta è per portare NUOVE competenze e una visione DIVERSA nel team.

Riuscire nel più breve tempo possibile ad accettarla è ciò che misura il vero stato di salute di un’azienda/gruppo di lavoro.

Certo, chi arriva e critica a prescindere va giustamente rimesso in riga, ma chi si fa carico di condividere la propria esperienza al netto di argomentazioni valide, si sta anche prendendo la responsabilità dell’eventuale fallimento, quindi andrebbe quantomeno un minimo apprezzato.

Come scrivere titolo e microcopy efficaci

Vuoi battere i migliori ClickBaiter al loro stesso gioco? Vuoi raggiungere la vetta delle centinaia di condivisioni? Allora stai leggendo il post sbagliato. Ma… Se per caso tu avessi la macchina del tempo, potresti tornare indietro di un mesetto e gustarti il workshop “questo titolo spacca” tenuto da me insieme a Gianluigi Bonanomi dove, ospiti di Editrice Bibliografica e di Master Editoria Unicatt abbiamo parlato di come scrivere titolo e microcopy efficaci.

Se non hai la macchina del tempo, ecco 3 consigli utili rubati da quel nostro incontro:

Usa la parola perché:

  • Perché il gasolio costa più della benzina
  • Perché il cielo è blu
  • Perché il telefono non carica

Usa i numeri:

  • 30 modi per diventare più intelligenti
  • 7 idee per riciclare gli asciugamani vecchi
  • 100 film italiani da salvare

Usa la parola come:

  • Scrivere come Stephen King
  • Disegnare come Picasso
  • Come trovare lavoro
  • Come fare i soldi facili

Conosci altri di modi interessanti per scrivere titoli e microcopy?