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G7 2024 Side Event: il 12 giugno un incontro per approfondire sfide ed opportunità legate all’AI

Istituto EuropIA e Humans.tech hanno organizzato l’evento L’Italia, l’Europa ed il mondo unito per un giusto impiego dell’Intelligenza Artificiale,” che si terrà il 12 giugno 2024 presso la Masseria Cuturi a Manduria (TA). Questo incontro si svolgerà come evento collaterale del G7, con l’obiettivo di favorire un dialogo costruttivo tra istituzioni, imprese ed enti di ricerca sulle sfide e le opportunità legate all’IA.

L’evento si concentrerà sulle macro-tendenze del settore, strategie nazionali ed europee ed il ruolo degli organismi internazionali nella governance dell’IA. Parteciperanno esperti nazionali ed internazionali che condivideranno le loro esperienze e visioni, offrendo un’occasione unica per approfondire questi temi cruciali.

Agenda del Vertice

Il programma prevede sessioni dedicate all’applicazione dell’IA nei settori primario, secondario e terziario, con un focus particolare sulle necessità dell’IA nella Pubblica Amministrazione. Sarà inoltre posto l’accento sull’importanza della “AI literacy“, per educare i cittadini sugli effetti e i benefici delle tecnologie emergenti. Questa iniziativa rientra nel Progetto Pedagog-IA, volto a promuovere un programma di educazione civica sull’IA per una comprensione più consapevole dell’innovazione.

Giovanni Baldassarri, presidente dell’Istituto EuropIA Italia, sottolinea: “L’Istituto EuropIA ha tra i propri obiettivi quello di fornire gli strumenti culturali per capire i rischi e le opportunità legate all’adozione di tecnologie di intelligenza artificiale. Abbiamo voluto approfittare del palcoscenico del G7 per razionalizzare gli impatti dell’IA per settore macroeconomico, presentando esperienze concrete e di altissimo livello sia di vertici industriali che di leaders tecnici, per essere fonte di ispirazione evitando mistificazioni. Abbiamo riservato uno spazio particolare alla Pubblica Amministrazione, con lo scopo di fornire idee e concetti a chi ha la responsabilità di definire il rapporto tra il nostro Paese e lo sviluppo e l’adozione di queste tecnologie.”

Giovanni Baldassarri
Giovanni Baldassarri, Presidente Istituto EuropIA Italia.

Mario De Santis, CEO e co-fondatore di Humans.tech, aggiunge: “Siamo orgogliosi di supportare l’organizzazione del G7 Side Event poiché rappresenta un’opportunità unica per mostrare ai leader presenti in platea l’approccio autentico che seguiamo nel mondo della consulenza tecnologica. Come Humans.tech, lavoriamo costantemente per integrare l’eccellenza italiana con le tendenze globali, creando prodotti digitali innovativi che sempre più spesso coinvolgono l’impiego dell’Intelligenza Artificiale. La nostra strategia si basa sulla profonda analisi e comprensione dei contesti e delle sfide dei nostri clienti, fornendo soluzioni che superano le aspettative iniziali. In un’epoca in cui l’innovazione è cruciale per il successo economico, ci impegniamo ad essere i catalizzatori del cambiamento sia per le PMI che per le multinazionali, guidando il cammino verso un futuro digitale più inclusivo, concreto e sostenibile.”

Relatori Confermati

  • Alessio Butti – Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri
  • Marco Landi – Presidente, Institut EuropIA
  • Alberto Forchielli – Managing Partner, MCP
  • Danilo Cattaneo – Amministratore Delegato, Infocert
  • Alfonso Pecoraro Scanio – ex-ministro Ambiente & Agricoltura
  • Anna Mareschi Danieli – Board Member, Danieli Officine Meccaniche & C

L’evento promette di essere una piattaforma dinamica per discussioni approfondite e networking di alto livello, offrendo una visione globale e integrata dell’intelligenza artificiale. Per ulteriori informazioni, clicca qui.

EuropIA - Evento

Giovani e digitale: come combattere l’analfabetismo sociale?

Negli ultimi anni l’avvento dei social media ha rivoluzionato il modo in cui i giovani comunicano e si connettono con il mondo. Tuttavia, questa rivoluzione digitale ha portato con sé anche una serie di sfide, in particolare per quanto riguarda le interazioni personali. Le nuove generazioni sembrano avere difficoltà ad interagire efficacemente in contesti di persona, una tendenza che preoccupa molti esperti.

Di questo tema ho riflettuto insieme a Claudia Gatti, E-Commerce Specialist HP (ma, soprattutto, professionista molto più giovane di me 😉). Quelle che seguono sono le risposte ad alcune domande sull’argomento. Buona lettura!

Quali problematiche comporta l’analfabetismo sociale nel mondo del lavoro?

Claudia: L’introduzione dello smart working ha accentuato la difficoltà dei giovani nelle interazione face to face. Lavorando da remoto, infatti, i giovani dipendono maggiormente da strumenti digitali come e-mail, chat e videoconferenze per comunicare e ciò può limitare l’esperienza e la confidenza nelle interazioni dirette. Lavorare a distanza, inoltre, può ridurre l’accesso ad opportunità di mentorship e apprendimento informale, che spesso avvengono attraverso conversazioni casuali in ufficio. In ultimo, ma non per importanza, la poca interazione porta all’aumento di problemi mentali come depressione e ansia, problematica in forte crescita tra le nuove generazioni.

Alessandro: Sulla base della mia esperienza nel settore del marketing digitale, noto che, seppure le interazioni digitali sono essenziali per conoscere meglio un potenziale cliente, non possono tuttavia sostituire completamente il valore delle interazioni umane dirette. Un esempio su tutti, solo il rapporto umano “de visu” affina la nostra empatia. In un mondo sempre più digitale come si può compensare questa mancanza? Ad esempio investendo in tecnologie che simulano meglio la presenza fisica, come la realtà aumentata e virtuale. Oppure promuovendo un uso equilibrato tra lavoro remoto e quello in ufficio.

La soluzione è ritornare a lavorare totalmente in presenza?

Claudia: No, la soluzione è trovare un equilibrio tra casa e ufficio. Come sappiamo, lo smart working offre flessibilità e vantaggi in termini di equilibrio tra lavoro e vita privata. Ci consente di organizzare meglio il tempo e dedicarci ai nostri affetti. Questo però non avviene per le giovani generazioni che, terminato l’orario di lavoro, continuano ad utilizzare smartphone e tablet anche in presenza di famigliari ed amici. La generazione Z e la generazione Alpha, in modo particolare, usano lo smartphone anche per gestire i loro rapporti sociali, spesso anche per intrattenere rapporti con amici che spesso rimangono solo virtuali. In questo contesto è necessario aiutare i giovani a ritrovare le abilità sociali perdute.

Alessandro: In oltre due decenni di carriera, ho osservato che il benessere dei dipendenti migliora significativamente quando c’è una chiara separazione tra vita lavorativa e personale. Ma un aspetto sottovalutato dello smart working è la sua capacità di “invadere” la nostra vita privata. Sei a casa, squilla la chiamata in chat, arriva la mail, suona la notifica… richieste continue. Le aziende più lungimiranti dovrebbero implementare politiche chiare che, limitando l’orario di lavoro, incoraggino attività tese a rafforzare le relazioni interpersonali, soprattutto al di fuori degli ambienti digitali. Mi vengono in mente luoghi aziendali dove fare sport, eventi e feste aziendali o attività di team building.

Come contribuire ad una maggiore socializzazione?

Claudia: Nelle scuole, per esempio, programmi come l’Erasmus promuovono la comunicazione e l’interazione tra culture diverse. Nel mondo lavorativo invece si potrebbero organizzare dibattiti, riunioni di team in presenza ed organizzare eventi di networking per favorire la comunicazione e la collaborazione ed incoraggiare la creatività e l’innovazione. Non dobbiamo avere paura di uscire dalla zona di comfort perché è lì che avviene la vera crescita.

Alessandro: Credo sia di fondamentale importanza integrare le abilità sociali nel curriculum dei giovani già dall’educazione scolastica. Potenziando le abilità comunicative e tutte quelle soft skills che sono sempre più ricercate dagli HR delle aziende (empatia, negoziazione, collaborazione, leadership). Paradossalmente, in un mondo sempre più digitale ed interconnesso, vedo le abilità sociali come “rarità”. Chi le saprà ricercare, curare ed implementare ne trarrà un enorme vantaggio, sia dal punto di vista personale che professionale. Come fare? Favorendo programmi di approfondimento e scambio culturale, insegnando le regole base di comunicazione e public speaking, promuovendo programmi che offrano supporto psicologico per gestire stress ed ansia, enfatizzando l’importanza delle relazioni sane ma, soprattutto, riscoprendo il nostro ruolo nella società.

Intelligenza Artificiale: raccolta e gestione dati, privacy e normative, quale futuro ci attende?

Partendo dal dibattito sull’Intelligenza Artificiale, senza entrare nel merito di quanto questa sia “intelligente” (riflessione che ci porterebbe fuori strada e che demandiamo volentieri a filosofi e sociologi), una cosa è certa: per funzionare, gli algoritmi devono “nutrirsi” di dati, tanti dati. Già, ma da dove arriva tutta questa mole di informazioni, come viene gestita e soprattutto che tipo di impatto avrà sulla collettività?

Approfondiamo il tema con Luigi Todaro, avvocato del diritto delle nuove tecnologie presso Studio legale LegalWeb.Digital.

Raccolta e gestione dei dati

Luigi: L’IA richiede l’accesso ad una vasta quantità di dati per funzionare efficacemente. Questi dati derivano dalle interazioni quotidiane degli utenti con vari dispositivi tecnologici e piattaforme online. Amazon monitora le nostre preferenze anche quando non concludiamo un acquisto. Google registra le nostre ricerche in Rete (abitudini, gusti, interessi, bisogni…). I social tracciano le nostre relazioni sociali in base alle interazioni con gli altri profili. Gli operatori di telefonia mobile sanno con chi parliamo, ma anche dove siamo e chi si trova nelle vicinanze. Insomma, lasciamo impronte elettroniche ovunque.
Ecco da dove arriva questa marea montante di dati.
La raccolta e gestione di questi dati solleva questioni significative riguardanti la privacy. Quanti utenti sono consapevoli? E se le informazioni personali vengono utilizzate per dedurre ulteriori dettagli privati? E se queste influenzano decisioni e comportamenti, spesso più a beneficio di entità commerciali, che a vantaggio degli individui.

Alessandro: Nel contesto del marketing digitale, la raccolta e la gestione dei dati dovrebbero sempre essere guidate da un approccio di trasparenza e di consenso informato. Penso all’accettazione dei cookies, quanti sanno in realtà di cosa si tratta? A cosa servono?
Di base occorrerebbe innalzare il livello di alfabetizzazione digitale. Forse è l’ultima possibilità che abbiamo. Tra qualche anno non saremo più in tempo.
Passando alla normativa, le leggi ci sarebbero pure, ma quanti in realtà le rispettano?
Penso al “Registro Pubblico delle Opposizioni”, ci siamo iscritti tutti, credo. Eppure le chiamate telefoniche di spam sono addirittura aumentate. Chi controlla? Chi sanziona? Perché non funziona?

Impatto delle tecnologie su privacy e diritti

Luigi: L’avvento di Internet ha segnato un cambiamento significativo nel modo in cui i dati personali sono raccolti e diffusi, portando alla necessità di rivedere e aggiornare le leggi sulla privacy. Questo nuovo ambiente digitale permette una diffusione quasi istantanea e globale dei dati, il che complica enormemente la regolamentazione ed il controllo della privacy. Il diritto alla privacy è stato totalmente ridefinito nell’era digitale, con una crescente difficoltà nel controllare il flusso sterminato di dati che circolano su internet. Questo rappresenta una sfida sia per gli individui che cercano di proteggere la propria privacy, sia per i legislatori che devono creare norme efficaci in un contesto in rapida evoluzione.

Alessandro: L’uso di dati per la personalizzazione delle esperienze utente è un’arma a doppio taglio. Da un lato, la personalizzazione può aumentare significativamente l’efficacia delle campagne di marketing, migliorando engagement e conversione. Dall’altro, può suscitare preoccupazioni sulla privacy se non gestita correttamente.
Tutti utilizziamo Netflix, seguendone consigli su film e serie da guardare, ascoltiamo Spotify e le playlist suggerite, guardiamo i video “Per te” di TikTok. Amazon ci indica i prodotti che “potrebbero piacerci” o il riassortimento di quelli che stanno terminando. I navigatori satellitari ci fanno risparmiare tempo guidandoci su percorsi alternativi quando c’è traffico.
Eppure… eppure tutti ricordiamo le critiche all’App “IO” (App interamente partecipata dal Ministero delle Finanze) in tempi di Covid: “Non voglio cedere i miei dati!”. In effetti molto meglio regalarli ad un privato (americano, cinese, svedese). Boh…!!! Anche qui, ritorniamo al discorso della consapevolezza e della necessità di una maggiore cultura digitale. 

Regolamentazioni e normative

Luigi: I soggetti coinvolti nella privacy sono, di solito, tre: il detentore dei dati, chi riceve il consenso al trattamento e la terza parte che riceverà i dati.  Ciascuna di queste tre parti ha un ruolo, dei diritti e dei doveri ben definiti. Tuttavia, il sistema non prevede per ora la presenza di un dispositivo “senziente” in possesso dei dati personali di un utente. Dunque questo nuovo dispositivo come dovrebbe essere inquadrato? E come andrebbe regolamentato?
Inoltre, per quanto riguarda le finalità del trattamento, nell’informativa sulla privacy, le finalità per cui i dati sono raccolti e trattati non possono essere modificate senza chiedere nuovamente il consenso agli interessati. Un elaboratore dotato di IA però, potrebbe autonomamente cambiare tali finalità.
Ed infine la sicurezza dei dati, che è l’area di maggior preoccupazione nella combinazione tra privacy e IA. Tutti i sistemi informatici e dunque anche gli algoritmi di intelligenza artificiale possono essere violati. Vulnerabilità ed attacchi cyber possono compromettere la sicurezza e la privacy dei dati. Essenziale adottare misure robuste per proteggere i dati sensibili e prevenire abusi da parte di terzi malevoli.

Alessandro: Nell’ambiente digitale, dove le normative sono in continuo aggiornamento, le aziende devono rimanere agili ed informate sui cambiamenti legislativi. Un approccio proattivo alla conformità normativa non solo aiuta ad evitare sanzioni, ma può anche diventare un vantaggio competitivo.
La sensazione però è un po’ quella che si ripeta quanto accade nello sport con la lotta all’antidoping, costretto a rincorre affannosamente il proliferare ed il diffondersi di nuove sostanze “dopanti”.

Storytelling ed IA: quale futuro?

Questa settimana dialogo con Alessandra Carminati, B2B Business Development, English Language Trainer e Content Writer. Alessandra mi ha scritto proponendomi di affrontare il tema del rapporto tra narrazione, creazione di contenuti ed intelligenza artificiale. Quelle che seguono sono le nostre riflessioni. Buona lettura e grazie ancora ad Alessandra per la disponibilità!

Che gli esseri umani siano “programmati” per raccontare (e raccontarsi) storie è un dato di fatto. Lo storytelling, ovvero l’arte di narrare storie, nasce con l’uomo nelle caverne, intorno ad un fuoco, a tramandarsi insegnamenti, memorie, conoscenze, a dare un senso alla realtà che lo circonda. Da quel momento consumiamo storie quotidianamente.

Oggi, la tecnologia ci offre strumenti e mezzi sempre più potenti per implementare le nostre narrazioni, rivoluzionandone spesso le regole. Questo induce diverse riflessioni, eccone alcune.

1. C’è il rischio che così tante narrazioni dividano anziché unire?

Alessandra: Le storie possono unire, quanto dividere, soprattutto quando il loro numero aumenta a dismisura. Il rischio è esserne bombardati e fagocitati. Social, media, web… consumiamo narrazioni ad un ritmo frenetico, quasi bulimico, senza neanche accorgercene, magari in solitudine (davanti allo schermo di un tablet o di uno smartphone), con il rischio di non riuscire più a sviluppare pensiero critico ed autonomo.

Jonathan Gottschall nel suo “Il lato oscuro delle storie” tocca proprio questo tema e suggerisce di approcciarci alla narrazione (anche la nostra) con spirito attento, per non esserne fagocitati e per coglierne nel modo più onesto possibile limiti e difetti. Il tutto per evitare di restare bloccati ognuno nella sua personalissima bolla narrativa.

Alessandro: Di fronte alla sfida di un’eccessiva saturazione informativa (e narrativa) l’unica alternativa che ognuno di noi applica (più o meno consciamente) è la selezione di autori e contenuti. Per questo motivo sostengo e promuovo, nel campo della comunicazione d’azienda, una cultura della “qualità” piuttosto che della “quantità”.

Enfatizzando la creazione di contenuti che catturino l’attenzione ma che stimolino anche il dialogo e la riflessione critica, anche tra pubblici diversi. L’idea di questo esperimento di scrittura “a 4 mani” nasce proprio dalla voglia di aggiungere valore, tramite il confronto, su argomenti diversi, anche quando non del tutto condivisi!

2. L’intelligenza artificiale offre notevoli possibilità per quanto riguarda lo storytelling, soprattutto aziendale, vale la pena coglierle?

Alessandra: L’intelligenza artificiale permette di creare contenuti ad un ritmo velocissimo e, nello stesso tempo, grazie all’analisi dei dati a sua disposizione, di personalizzare quei contenuti a seconda del target di riferimento. Eppure… eppure qualche dubbio rimane (almeno a me). L’intelligenza artificiale si basa sui dati, che devono essere il più possibile accurati per fornire risultati degni di nota.

Ma non basta, credo che occorra ancora il tocco umano per interpretarli correttamente, per creare una narrazione che ci emozioni, che riesca a toccarci.

Alessandro: Le AI possono automatizzare parti del processo creativo, generare insights predittivi sui trend emergenti e personalizzare le esperienze narrative a livelli praticamente inaccessibili manualmente. Tuttavia, concordo con te sull’importanza del tocco umano. Io parlo da anni di expertelling (narrazione di esperienze vissute), che a mio avviso sostituirà lo storytelling.

Il ruolo del creativo a mio avviso si trasforma grazie all’IA: non più solo autore, ma regista e curatore di contenuti AI-driven. La tecnologia da questo punto di vista “aumenta” l’esperienza umana, piuttosto che sostituirla.

3. E il futuro degli storyteller?

Alessandra: Finora siamo stati abituati a leggere storie scritte e pensate da esseri umani. Ora esistono tool in grado di “aiutare” (quando non “sostituire”) chi scrive. Io penso che la creatività umana non possa essere completamente soppiantata, ma che il potere dell’intelligenza artificiale non sia da sottovalutare. Quello che temo è che, senza un reale controllo, possano nascere narrazioni che, pur basandosi su dati forniti dagli esseri umani, si allontanino dalla realtà dandone una visione sempre più sfocata.

Alessandro: Come detto gli storyteller avranno il compito di inserire nelle narrazioni le proprie esperienze personali, aggiungendo complessità emotiva e profondità culturale, elementi che l’AI può solo simulare e non completamente replicare. Sentimenti come l’empatia, la curiosità, il coraggio, l’etica, rimangono ancorati ai valori ed agli ideali umani. Di certo c’è il fatto che nasceranno nuove forme narrative, finora nemmeno immaginabili.

Il futuro in arrivo: entro l’estate il portafoglio digitale?

Stento a crederci ma ormai ci siamo: a breve potremo mostrare alle forze dell’ordine, in caso di controllo, la patente digitalizzata che avremo sul cellulare. In arrivo per l’estate il nostro portafoglio digitale!

Il decreto PnRR, approvato ieri dal Consiglio dei Ministri, istituisce ufficialmente il Sistema di portafoglio digitale italiano (IT-Wallet).
Questo sistema si compone di due parti: una pubblica, accessibile tramite l’app IO, e una privata, chiamata IT-Wallet privato.
Inizialmente sarà possibile caricare sull’app documenti come la patente di guida, la tessera sanitaria e la carta europea della disabilità ma sarà necessario attendere diversi mesi e l’emanazione di un decreto attuativo per le linee guida.
Si prevede che entro l’estate sarà possibile integrare questi documenti sull’app IO, utilizzabili principalmente offline.

Il lancio completo dell’app IO per operazioni online avverrà alla fine dell’anno o nei primi mesi del 2025, con una fase di sperimentazione intermedia. Le imprese private dovranno adeguarsi gradualmente per accettare i documenti digitali e potrebbero richiedere un contributo per i servizi offerti. L’emissione dell’IT-Wallet pubblico sarà gratuita per cittadini e imprese.

La gestione dell’infrastruttura sarà affidata a PagoPa e al Poligrafico dello Stato, con quest’ultimo responsabile anche della gestione dei sistemi di identificazione digitale.

Si prevede che l’accesso all’IT-Wallet sarà possibile tramite Spid o la carta d’identità elettronica (Cie), con l’uso della Cie probabilmente privilegiato per servizi privati critici. Il sottosegretario all’Innovazione, Alessio Butti, ha sottolineato l’importanza dell’IT-Wallet come strumento per accelerare la digitalizzazione in Italia, migliorando l’accesso dei cittadini ai servizi digitali e aumentando l’efficienza della Pubblica Amministrazione.

Che bomba, i nostri figli davvero non useranno mai più il portafogli, sarà tutto in quel dannato pezzo di plastica pieno cristalli liquidi, circuiti stampati e conduttori. Fantascienza.

P.S.
Nel frattempo il 100% della partecipazione in PAGOPA, detenuta in precedenza dal Ministero dell’Economia, è passata nelle mani del Poligrafico e Zecca dello stato (51%) e… Poste Italiane! 😮

Quando la curiosità fa bene

A marzo 2023 abbiamo pubblicato il libro “𝐋𝐚 𝐜𝐮𝐫𝐢𝐨𝐬𝐢𝐭à 𝐜𝐢 𝐬𝐚𝐥𝐯𝐞𝐫à 𝐝𝐚𝐥𝐥’𝐚𝐥𝐠𝐨𝐫𝐢𝐭𝐦𝐨“, chiedendo a professionisti, firme del giornale, di provare a rispondere ad alcuni interrogativi: se un’intelligenza artificiale permette di generare contenuti, report, preventivi, inventare favole, rispondere a domande, gestire richieste di clienti, generare righe di codice o immagini, da istruzioni date in linguaggio naturale, cosa ne sarà della curiosità? Avrà ancora senso essere curiosi? Come, quando, quanto e perchè la curiosità potrà ancora determinare il nostro successo personale e professionale?

Avevamo due obiettivi in testa:

  1. divulgare cultura aziendale e digitale;
  2. donare tutto l’utile a Fondazione AIRC per la Ricerca sul Cancro ETS.

Dopo un anno possiamo dire di aver centrato entrambi i traguardi.
Abbiamo distribuito oltre 500 copie del libro:

  • 200 copie cartacee acquistate su Amazon (https://amzn.to/3JezSgV), con un margine di 5 euro a copia.
  • 307 copie digitali (ebook o pdf, senza alcun margine).

Con enorme piacere abbiamo effettuato la 𝐝𝐨𝐧𝐚𝐳𝐢𝐨𝐧𝐞 𝐝𝐢 𝟏.𝟎𝟎𝟎,𝟎𝟎 𝐞𝐮𝐫𝐨 𝐚𝐝 𝐀𝐈𝐑𝐂.

Tutto ciò è stato possibile grazie al lavoro ed all’impegno del network di professionisti che collaborano con questo giornale.
E’ loro il merito, a loro vanno i ringraziamenti più sentiti della Redazione e dell’editore.

Daniele Rimini, Alessandro Angelelli, Bruna Corradetti, Daniele Angelini, Annunziata Di Lecce 🗝, Massimo Giordani, Giulia Bezzi, Paul Fasciano, Katia Bovani, Sergio Bellucci, William Nonnis, Alessio Alessandrini, Luca Bozzato, Roberta Zantedeschi, Antonella Brogi, Cristiana Caserta, Monia Ciocioni, 🦄 Davide Giansoldati, Digital Transformation Coach, Danilo Spanu, Daniele Mancini, Roberto Mancini, Alberto Pasquini, Vito Verrastro, Luca Alberigo, Roberto Borgia, Maurizio Primanni.

Novità LinkedIn

La piattaforma LinkedIn è in continua trasformazione, piccoli-grandi cambiamenti vengono rilasciati quasi quotidianamente. Ecco le 5 novità più interessanti delle ultime settimane.

  • Persone che potresti conoscere: Già presente nella pagina Rete, ora appare nella colonna destra del Profilo. Sono suggerimenti di persone forniti in base a 4 categorie: scuola, azienda, settore e titolo di lavoro. Quando visualizzi il tuo Profilo i suggerimenti si riferiscono a te, quando visualizzi il Profilo di un altro utente si riferiscono a quella persona. Se clicchi “Mostra tutto” visualizzi i profili suddivisi in categorie.
  • Potrebbe interessarti: Si trova sempre nella colonna destra del Profilo, sotto a “Persone che potresti conoscere”, suggerisce Pagine, Gruppi, corsi LinkedIn Learning e Newsletter che potresti seguire.
  • Tag più visibili negli articoli e nelle newsletter: Quando citi un Profilo o una Pagina negli articoli, il testo si colora di blu scuro su sfondo azzurro. In modalità scura lo sfondo si colora di grigio.
  • Cercare articoli collaborativi: Nel motore di ricerca ora è possibile cercare gli articoli collaborativi usando i filtri Post, tipo di contenuto. Non è più possibile (per ora) cercare le newsletter.
  • Idee per il tuo prossimo post: Funzione Premium che grazie all’AI fornisce 3 suggerimenti per il tuo prossimo post, considerando i tuoi post precedenti, il coinvolgimento ottenuto, il profilo, le competenze, la tua rete (contatti e follower) i loro post e il coinvolgimento, gli argomenti di tendenza. Funziona con la modalità creator attiva.

    A seguire un estratto dall’analisi di Richard van der Blom e Just Connecting HUB sul funzionamento dell’algoritmo LinkedIn. Altre 10 cose interessanti contenute nel report: (trovi la prima parte nella sezione in Primo piano del mio Profilo)

    1. Gli hashtag personalizzati (ad esempio #fabiobanzato) hanno registrato un calo della crescita fino al 75% per il ruolo ridotto che ora hanno gli hashtag (come già citato nel post precedente a questo).
    2. Modificare un post pubblicato non comporta penalizzazioni se la modifica non supera più del 15% del contenuto.
    3. I principali fattori di posizionamento di un Profilo nelle ricerche LinkedIn sono: la qualifica (Job title) inserita nell’Esperienza di lavoro attuale; la posizione geografica; il numero di follower (follower+contatti); le connessioni reciproche con chi fa la ricerca.
    4. I post formattati con interruzioni di riga eccessive o con caratteri modificati, possono incorrere in sanzioni per manipolazione delle metriche di coinvolgimento. Meglio evitare…
    5. La partecipazione attiva ai Gruppi LinkedIn può migliorare la tua visibilità complessiva su LinkedIn, migliorando il ranking di ricerca del Profilo e la crescita del Social Selling Index.
    6. L’utilizzo di uno strumento di pianificazione dei post come quello nativo di LinkedIn o di un software di terze parti non riduce la copertura.
    7. Mettere mi piace e commentare come Pagina i post di dipendenti, fornitori e clienti può aumentare la portata dei post della Pagina fino al 18%.
    8. I contenuti generati dall’AI subiscono un calo del 30% nella copertura, una diminuzione del 55% nel coinvolgimento e una percentuale di clic inferiore del 60% rispetto a un contenuto originale.
    9. Quando il tuo post viene condiviso (con “Diffondi il post”) entro le prime quattro ore di vita, può ottenere un aumento della crescita del 40%.
    10. Pubblicare costantemente 10 commenti di qualità al giorno per un mese può portare a un aumento significativo delle visualizzazioni del profilo (40%).

    Questi sono solo suggerimenti emersi dal report che ognuno può testare e valutare. Mi piacerebbe conoscere la tua opinione: quale tra queste novità ti piace di più?

    Pillole formative dall’AI Festival 2024

    Il 14 e 15 Febbraio ho partecipato all’#AIFestival a Milano, insieme a Moondo, media supporter dell’evento. In questo articolo cerco di condensare quello che mi ha colpito di più.

    Parto con una premessa: cercare di raccontare 2 giorni pieni in un articolo è un’impresa titanica. Mi scuso innanzitutto con i relatori se sono stato così brusco nel “sintetizzare” le loro considerazioni, poi con i lettori perché, pur tagliando, l’articolo è luuuuuuuuunnnnnnnngggggggggggggooooooooooooooooo!!!

    Sono stati due giorni dedicati a fare il punto della situazione sullo stato dell’arte dell’#Intelligenzaartificiale, in Italia e nel mondo. Il tema è ancora “grezzo”, con settori e materie i cui confini non sono ancora del tutto definiti. Siamo agli inizi ed è inevitabile sia così, per una materia di cui si discute appassionatamente da poco più di un anno, ma che permea le nostre vite da molto prima.

    Come mai? Ti chiederai.

    La spiegazione che mi si sono dato è che di un prodotto parli se lo puoi usare direttamente, non se il suo uso è “mediato” da un altro prodotto. Un esempio pratico: parli della nuova funzionalità di navigazione integrata nello smartphone, non del modo con cui funziona Google Maps.

    E’ chiaro che conviviamo con sistemi e strumenti che utilizzano l’IA da anni, ma non ce ne siamo mai accorti, guardando il dito e non la luna. Poi è arrivata OpenAI, ChatGPT, Dall-E, Midjourney ed è scoppiata l’intelligenzaartificialemania.

    Ma iniziamo ad andare nel dettaglio degli interventi.

    Alessio Pomaro, sottolineando la differenza di investimenti in #IA di Microsoft (7 mila MLD di $) e Meta (20 Mld $) rafforza l’idea che il mio socio Alessio Alessandrini (svegli questi di nome Alessio eh?) mi ripete da mesi. Microsoft ha acquisito un vantaggio incredibile sulla concorrenza, ha le infrastrutture hardware di proprietà e praticamente il monopolio dei sistemi operativi e degli applicativi installati su ogni pc del globo. E’ co-proprietaria di OpenAI ed implementando l’IA in tutti i suoi strumenti, facilitandone l’utilizzo, in pratica fa Bing(o)!

    Luisella Giani mostra la slide che da sola vale l’evento. Titolo: “Il framework per guidare il cambiamento”. Non sto a spiegare la matrice, è intuitiva e va solo letta. Concentriamoci sulla prima riga: se in aziende c’è visione, skill, incentivo, risorse e piano d’azione allora si può puntare al cambiamento. Se manca uno solo (o più) fattori allora andremo incontro a confusione, ansia, resistenza, frustrazione e “tapis roulant” (dai si capisce pure questo😉). Bellissima slide, complimenti, la userò spesso, grazie davvero Luisella!

    Framework cambiamento

    Gianluca Maruzzella ha iniziato il suo speech parlando del 2024 come anno degli “agenti autonomi”. Teoria che ha trovato conferma in molti altri interventi successivi, come in quello di Sebastiano Caff. Insomma, l’indicazione è sviluppare un agente intelligente per ogni funzione aziendale. Agenti che operano in modo autonomo, ma che sono pronti ad interagire ed integrarsi, coordinati da una sorta di “super agente”, per poter offrire al cliente la migliore soluzione ai quesiti posti.

    Paolo Dello Vicario ha spiegato come creare audience avanzate con la fusione tra dati CRM e dati di navigazione. Obiettivo? Arrivare a far si che se stai leggendo una cosa, ti mostro quello che ti interessa (correlazione tra prodotti promozionati ed interessi del navigatore “tracciati” in rete).

    Gaia Rubera ha esposto i dati di una ricerca dell’Università Bocconi. In pratica ha mostrato casi reali di applicazione della generative AI nelle ricerche di mercato, simulando le risposte dei consumatori con LLM (Large Language Models). Detto ancora più semplice, sono stati sostituiti i cosiddetti “campioni” di ricerca (consumatori reali), con l’algoritmo di ChatGPT. I risultati? Sbalorditivi. Affinità oltre il 90% con le risposte generate da ricerche reali condotte sul campo. Con una correlazione che è tanto maggiore quanto più i brand sono famosi e la domanda stabile.

    Sulla falsariga di questo concetto anche l’intervento di Carlo Veronesi che cerca di contrastare la teoria del “data is the new oil”, con la domanda “E se fossimo già in riserva?”. Spiegando come i “dati sintetici” potrebbero diventare il vero carburante dell’IA.

    Alessandro La Pergola ha raccontato come stanno cambiando i servizi al cliente nel settore bancario, grazie all’implementazione di tecnologie basate sull’IA. Un esempio? Le procedure che sta implementando Banca Progetto per erogare finanziamenti direttamente in punto vendita, senza la necessità di produrre alcun documento da parte del cliente e con esito immediato (8 minuti di attesa media). Secondo stime del settore, a breve i tempi di attesa per sbrigare le pratiche burocratiche ed avere l’ok per l’erogazione di un mutuo si ridurranno da circa 1 mese ad uno o due giorni.

    Dell’interveno di Massimo Chiriatti mi ha colpito la slide che spiega come si stia passando da un modello Rule-driven ad uno Data-driven. Seguito dalla considerazione che se è vero che l’IA porta con sé un minor sforzo per l’uomo nel prendere decisioni, dall’altro questo comporta inevitabilmente maggiori rischi.

    Data role e data driven

    Il professore cita 4 metodologie di gestione del potere e relativi “sforzi” per prendere decisioni:

    1. Consenso
    2. Voto
    3. Comando
    4. AI

    Scendendo nella scala lo sforzo diminuisce (delegando il potere decisionale ad altri da noi), ma i rischi aumentano esponenzialmente. Da qui la necessità di una regolamentazione (etica prima di tutto).

    Monica Orsino ha trascinato tutti con la sua energia alla scoperta di Microsoft #Copilot, un mondo che si apre a ricerche “no keyword” e ad un advertising integrato negli strumenti Microsoft.

    Che sia arrivato il momento di iniziare a mettere in discussione il dominio incontrastato di Mr Google? E’ una mia considerazione personale.

    Davide Casaleggio invita a riflettere su quali saranno le fondamenta dell’Artificial Intelligence Economy. Partendo dalla constatazione che Elettricità, Internet ed IA sono le ultime “rivoluzioni” cui abbiamo assistito. Mentre per diffondere l’elettricità ci sono voluti 40 anni (mancanza totale di infrastrutture), con Internet una decina (fibra), con l’IA non abbiamo bisogno di alcuna infrastruttura che non sia già disponibile. Probabilmente abbiamo invece bisogno di incrementare, prima possibile, conoscenza, consapevolezza e cultura digitale. Secondo Casaleggio dopo l’impatto dei LLM ci dobbiamo aspettare l’arrivo dei LAM (Large Action Model) soprattutto negli ecommerce, con la possibilità di personalizzare (soprattutto a livello estetico) ogni prodotto.

    Concludo con l’intervento di Marco Quadrella, perché traccia una via per l’agenzia di marketing del futuro, lasciano aperte una serie di domande a cui, chi opera in questo settore, dovrebbe provare a rispondere.

    Con l’introduzione sempre più massiccia di soluzioni tecnologiche basate sull’IA la domanda che ci dobbiamo porre non è tanto COSA cambia per il consumatore. Quanto COME cambia il consumatore.

    Se un chat bot sarà migliore di un motore di ricerca nel fornire informazioni ad un utente, ci sarà ancora posto per la SEO? E per l’adv così come siamo abituati a conoscerla?

    Se presto potremo personalizzare testi, immagini e video sulla base delle preferenze di ogni consumatore (cerchi una bottiglia per San Valentino? Te la mostro sulla tavola di casa apparecchiata in modo romantico). Se tutto questo sarà presto realtà, le agenzie di comunicazione diventeranno agenzie di IA?

    In questo contesto il ruolo delle agenzie non potrà che essere quello di fornire ai clienti strumenti per scelte strategiche impattanti. Iniziando con il diminuire gli investimenti in awareness ed aumentando quelli in software di intelligenza artificiale.

    🎆 Fine! 🥂🍾

    🎖️ La medaglia d’oro al valore, per chi è riuscito a leggere tutto, si potrà ritirare presso la sede di CuDriEc S.r.l. a Civita Castellana, dal lunedì al venerdì, ore 8/18, orario continuato. Se non ci siamo noi, vi accoglie comunque Caterina…

    Io e Caterina

    Sviluppare nuovi percorsi formativi in area marketing: siglato accordo tra SAA e AISM

    Quando si riesce a “unire i puntini”, nel senso che intendeva Steve Jobs, si prova un senso di soddisfazione perché si capisce che il percorso fatto ha portato a qualcosa di positivo. L’accordo stipulato tra SAA – School of Management, Università di Torino, prima business school italiana, e AISM Associazione Italiana Sviluppo Marketing, prima associazione di marketing nel nostro Paese, dal mio punto di vista, unisce “puntini” importanti.

    Si tratta di due realtà con cui ho il piacere di lavorare da tanti anni, come docente e come consulente nel caso della SAA, come associato e come presidente con la seconda. La conclusione di questo accordo di collaborazione, sulla base delle riflessioni sviluppate con Marcello Bogetti nel corso degli ultimi mesi e condivise nei loro obiettivi da Davide Caregnato, è un’ottima base di partenza sulla quale costruire un percorso che porterà verso una progettualità importante per ciò che riguarda la cultura del marketing nelle imprese.

    Davide Caregnato, Direttore SAA, sottolinea come: «𝘭’𝘢𝘵𝘵𝘦𝘯𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘤𝘩𝘦 𝘚𝘈𝘈 𝘳𝘪𝘷𝘰𝘭𝘨𝘦 𝘢𝘭 𝘮𝘰𝘯𝘥𝘰 𝘪𝘮𝘱𝘳𝘦𝘯𝘥𝘪𝘵𝘰𝘳𝘪𝘢𝘭𝘦, 𝘴𝘦𝘮𝘱𝘳𝘦 𝘱𝘪𝘶̀ 𝘢𝘵𝘵𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘢𝘪 𝘤𝘢𝘮𝘣𝘪𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘪, 𝘢𝘯𝘤𝘩𝘦 𝘪𝘯 𝘢𝘮𝘣𝘪𝘵𝘰 𝘮𝘢𝘳𝘬𝘦𝘵𝘪𝘯𝘨, 𝘱𝘰𝘵𝘳𝘢̀ 𝘵𝘳𝘰𝘷𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘯 𝘲𝘶𝘦𝘴𝘵𝘰 𝘢𝘤𝘤𝘰𝘳𝘥𝘰 𝘶𝘯 𝘶𝘭𝘵𝘦𝘳𝘪𝘰𝘳𝘦 𝘴𝘵𝘪𝘮𝘰𝘭𝘰 𝘱𝘦𝘳 𝘴𝘷𝘪𝘭𝘶𝘱𝘱𝘢𝘳𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘤𝘰𝘳𝘴𝘪 𝘥𝘪 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘶𝘵𝘪𝘭𝘪 𝘢𝘭𝘭’𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰𝘳𝘯𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘦 𝘪𝘮𝘱𝘳𝘦𝘴𝘦, 𝘮𝘦𝘵𝘵𝘦𝘯𝘥𝘰𝘭𝘦 𝘯𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘰𝘯𝘥𝘪𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘥𝘪 𝘢𝘶𝘮𝘦𝘯𝘵𝘢𝘳𝘦 𝘪𝘭 𝘭𝘰𝘳𝘰 𝘭𝘪𝘷𝘦𝘭𝘭𝘰 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘯𝘰𝘴𝘤𝘦𝘯𝘻𝘢 𝘦, 𝘲𝘶𝘪𝘯𝘥𝘪, 𝘥𝘪 𝘤𝘰𝘮𝘱𝘦𝘵𝘪𝘵𝘪𝘷𝘪𝘵𝘢̀».

    «𝘊𝘰𝘯 𝘈𝘐𝘚𝘔 𝘪𝘯𝘵𝘦𝘯𝘥𝘪𝘢𝘮𝘰 𝘪𝘯 𝘱𝘢𝘳𝘵𝘪𝘤𝘰𝘭𝘢𝘳𝘦» aggiunge Marcello Bogetti referente dell’area Business Development & Innovation di SAA «𝘤𝘰𝘯𝘵𝘳𝘪𝘣𝘶𝘪𝘳𝘦 𝘢𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘳𝘦𝘴𝘤𝘪𝘵𝘢 𝘥𝘦𝘭𝘭𝘢 𝘤𝘢𝘱𝘢𝘤𝘪𝘵𝘢̀ 𝘥𝘦𝘭 𝘴𝘪𝘴𝘵𝘦𝘮𝘢 𝘱𝘳𝘰𝘥𝘶𝘵𝘵𝘪𝘷𝘰 𝘱𝘪𝘦𝘮𝘰𝘯𝘵𝘦𝘴𝘦, 𝘭𝘢𝘯𝘤𝘪𝘢𝘯𝘥𝘰 𝘶𝘯𝘢 𝘚𝘤𝘶𝘰𝘭𝘢 𝘥𝘪 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘻𝘪𝘰𝘯𝘦 𝘱𝘦𝘳𝘮𝘢𝘯𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘥𝘪 𝘚𝘵𝘳𝘢𝘵𝘦𝘨𝘪𝘢 𝘢𝘻𝘪𝘦𝘯𝘥𝘢𝘭𝘦, 𝘔𝘢𝘳𝘬𝘦𝘵𝘪𝘯𝘨 𝘦 𝘖𝘳𝘪𝘦𝘯𝘵𝘢𝘮𝘦𝘯𝘵𝘰 𝘢𝘭 𝘤𝘭𝘪𝘦𝘯𝘵𝘦».

    Grazie a Marcello e Davide per la loro disponibilità ad affrontare questa nuova sfida!

    Ragioni da giovane o da vecchio? Ecco come utilizzerai l’intelligenza artificiale

    Ok, vai in palestra e sei in perfetta forma fisica. Facile che ti “aiuti” pure con qualche ritocco estetico e sembri un(a) ventenne. Complimenti!

    Il fatto è che non mi interessa (in questo contesto 😁) nè la tua età anagrafica, tantomeno quella che dimostri esteticamente. In questo articolo vorrei ragionare sulla tua età cerebrale (esite? boh… ma a me interessa quella).

    Conosco tanti giovani che sono già vecchi ed altrettanti “vecchietti” che sono più giovani di un ventenne.

    L’amico Alberto Pasquini ha creato addirittura un club per tutte le persone “senza età anagrafica, ma che condividono determinati valori” e l’ha chiamato Perennial Social Club.

    Ragionavo su questi concetti ieri, stimolato dalla partecipazione ad un interessante webinar ad ora di pranzo con Giulia Bezzi e Sebastiano Zanolli.

    Cosa differenzia un vecchio da un giovane?

    Questa è la vera domanda.

    Come riconosco un vecchio da un giovane? La risposta, secondo me, è DAL SUO CERVELLO. O meglio, dal suo modo di ragionare.

    Se parli con una persona che inizia (e spesso finisce pure) ogni frase con IO, IO, IO… allora hai davanti un “vecchio”. Gli individualisti sono vecchi, chi non ha empatia è vecchio, chi non vuole condividere la sua conoscenza ma solo imporre la propria visione è vecchio. Chi non ascolta, pensa di essere indispensabile, crede che le nuove generazioni siano peggio della sua, dice “era meglio quando…”, o l’inascoltabile “abbiamo sempre fatto così”, è vecchio!

    Ma soprattutto riconosci chi è mentalmente vecchio (anzi stravecchio, come il famoso brandy) quando ti trovi di fronte una persona che non pone domande, ma da solo risposte.

    Intelligenza artificiale

    Ed ora arriviamo al punto. L’intelligenza artificiale dimostra quotidianamente di rispondere (sempre meglio) alle nostre domande, di imparare dai dati, di poter assistere molti professionisti nel lavoro “intellettivo”.

    L’avvento ed il dilagare di strumenti di intelligenza artificiale segna il capolinea per tutti i “vecchi inside”.

    Mi spiace dirvelo, da qui in avanti assisteremo alla rivincita dei cervelli giovani.

    Gente che crede nell’empatia, che investe tempo nelle relazioni personali (e professionali) nella convinzione che da soli non si va più da nessuna parte. Che antempone il dubbio alle certezze, che è curiosa di conoscere, che non pensa di avere la risposta ad ogni quesito, ma è sicura di saper porre la giusta domanda.

    Ed eccoci ad un ulteriore passaggio: saper porre la giusta domanda agli strumenti di intelligenza artificiale sarà una delle skills più ricercate nel futuro mercato del lavoro.

    Intelligenza artificiale e cervello umano: giovani e vecchi

    Il “prompt engineering” si riferisce proprio a questa particolare capacità di creare prompt (comandi o istruzioni) efficaci per interagire con i modelli di intelligenza artificiale, specialmente quelli basati su linguaggio (es. GPT-4). L’obiettivo è formulare il prompt in modo che il modello capisca la richiesta dell’utente e produca una risposta accurata, pertinente e utile. Può includere la scelta delle parole giuste, la strutturazione della domanda in un certo modo, e l’aggiunta di contesto specifico quando necessario.

    Ma per porre le giuste domande bisogna conoscer affondo l’argomento. C’hai mai pensato? Ecco perchè l’intelligenza artificiale non è un pericolo per i professionisti seri, preparati, che non smettono di studiare ed approfondire.

    Per chi è curioso di sapere, capire, conoscere, l’IA è solo uno strumento di potenziamento delle proprie capacità intellettive, un’estensione del cervello.

    Ma per poter funzionare al massimo l’IA ha bisogno di un cervello “giovane”.

    Sempre che non spunti fuori qualche vecchio… IO, IO, IO… pronto e sicuro di saperne più dell’intelligenza artificiale.

    P.S.

    Se vuoi conoscere da vicino le potenzialità dell’intelligenza artificiale e come sta cambiando le nostre vite ti segnalo AIFestival, 14 e 15 febbraio 2024 | Allianz MiCo, Milano. Io ci sarò!