Era questione di tempo ma è arrivat*: FinGPT è un progetto open source che vuole democratizzare i dati finanziari sparsi nel mare di internet per fornire a ricercatori e professionisti delle risorse per sviluppare FinLLMs (Financial Large Language Models) e costruire così nuovi prodotti finanziari.
Riuscire ad addestrare una rete neurale artificiale con molti parametri ha subito suscitato un notevole interesse nel campo finanziario. Tuttavia, l’accesso a dati finanziari di alta qualità rappresenta una delle sfide più grandi per i FinLLMs.
Mentre modelli proprietari come Bloomberg GPT sfruttano i dati proprietari, FinGPT adotta un approccio centrato su dati liberamente accessibili.
Su quali fonti online si basa FinGPT?
Notizie finanziarie: siti come Reuters, CNBC e Yahoo Finance sono ricchi di notizie finanziarie e aggiornamenti di mercato.
Social media: piattaforme come Twitter, Facebook, Reddit, Weibo e altre offrono una vasta quantità di informazioni in termini di sentiment pubblico, argomenti di tendenza e reazioni immediate alle notizie finanziarie.
Dati societari: i siti delle autorità di regolamentazione finanziaria, come la SEC negli Stati Uniti, offrono accesso alle dichiarazioni delle società.
Tendenze: siti come Seeking Alpha, Google Trends e altri blog con focus sulla finanza forniscono accesso alle opinioni degli analisti, alle previsioni di mercato, al movimento di titoli specifici o segmenti di mercato e a consigli di investimento.
Le potenziali applicazioni di FinGPT e FinLLMs
Consulenza
Trading algoritmico
Analisi finanziaria
Gestione del portafoglio
Valutazione del rischio
Questo è solo l’inizio. Essendo open source, FinGPT continuerà a stimolare l’innovazione, democratizzare i FinLLMs e sbloccare nuove opportunità nell’ambito dell’open finance.
Ci si potrà fidare? Sicuramente non adesso, ma in un futuro…
Il titolo è un po’ forte lo so. Lo spunto arriva da una domanda che mi hanno fatto qualche giorno fa durante un corso (grazie Make It So – Formazione & Consulenza). “Dovrei aggiungere i miei amici ai miei contatti LinkedIn?”. Argomento delicato, nel rispondere si rischia di essere male interpretati. Proviamo a ragionare.
I contatti su LinkedIn devono (dovrebbero):
essere utili dal punto di vista professionale
aiutarci a raggiungere l’obiettivo
portare a possibili sviluppi
L’interesse reciproco può nascere per:
uno scambio di conoscenze
cerco qualcosa che tu mi puoi offrire
posso aiutarti con le mie competenze
nella tua rete puoi presentarmi qualcuno
E potremmo continuare…
Se cerchiamo lavoro gli amici FORSE sono un ponte verso qualcuno che può offrirci un lavoro (come dice Mark Granovetter ne “La Forza dei Legami Deboli”). Ma in tutti gli altri casi per me la risposta è no.
Se non ci sono interessi professionali, gli amici su LinkedIn non dovresti aggiungerli. Quale vantaggio potrei avere dall’aggiungere l’amico con cui il Venerdì bevo lo spritz?
Può sembrare un ragionamento egoista ma secondo me non lo è. Non siamo su LinkedIn per passare il tempo ma per investirlo.
Ci relazioniamo con le persone per ragioni professionali, l’amicizia è qualcosa che può arrivare di conseguenza. Anzi è auspicabile che ciò avvenga, renderebbe i rapporti professionali molto più semplici.
Non ho la verità in tasca, questo post è solo un modo per aprire un dibattito. Mi piacerebbe tanto conoscere la tua opinione.
L’impatto della musica va oltre le nostre emozioni. In questo articolo, esploreremo l’influenza della musica sul cervello umano, su come i suoni possono influenzare i nostri stati d’animo, la nostra salute mentale e fisica, il processo di apprendimento e persino il nostro movimento.
Qual è la tua canzone preferita? La band che ti piace di più? Musica classica o hard rock? Queen o Beatles? Rondo o Shiva?
Come la Musica Stimola il Cervello e le Emozioni
La musica è un potente mezzo di comunicazione che coinvolge il cervello e le emozioni in modo unico. Studi scientifici hanno dimostrato che ascoltare musica attiva diverse aree cerebrali legate alla memoria, all’emozione, all’attenzione e alla coordinazione motoria. La musica evoca emozioni intense e stimola reazioni emotive profonde, spaziando dalla gioia alla tristezza, dalla serenità alla tensione. È utilizzata come terapia per gestire lo stress, l’ansia e il dolore. Inoltre, migliora le capacità cognitive, stimolando la memoria di lavoro, la coordinazione motoria e la creatività. L’ascolto musicale durante lo studio o il lavoro favorisce la concentrazione e aumenta la produttività.
La Musica come Strumento Terapeutico per il Cervello
La musica si sta rivelando un potente strumento terapeutico per il cervello, secondo le ricerche scientifiche. L’ascolto musicale può ridurre lo stress, l’ansia e la depressione, potenziando il benessere mentale attraverso la produzione di sostanze chimiche del cervello associate al piacere. Nella neuroreabilitazione, la musica favorisce il recupero motorio e la comunicazione dopo un trauma cerebrale.
Inoltre, viene impiegata nel trattamento di malattie neurodegenerative come l’Alzheimer e il Parkinson, stimolando la memoria e il movimento. La pratica musicale migliora le abilità motorie, cognitive ed emotive, coinvolgendo diverse parti del cervello e promuovendo la sua plasticità. La musica si configura quindi come una terapia accessibile ed efficace per il benessere mentale e la salute del cervello, offrendo un’esperienza coinvolgente ed emotiva.
Come la Musica Potenzia la Memoria e le Capacità Cognitive
La musica ha dimostrato di potenziare la memoria e le capacità cognitive, secondo recenti ricerche nel campo delle neuroscienze. L’ascolto musicale attiva le regioni cerebrali coinvolte nella memoria, nell’attenzione e nell’apprendimento, migliorando la capacità di memorizzazione. La pratica di uno strumento musicale stimola diverse abilità cognitive e favorisce la concentrazione. Inoltre, la musica promuove la plasticità cerebrale, creando nuove connessioni neurali e migliorando le abilità creative e di problem solving.
Il suo effetto positivo sull’umore e lo stato emotivo crea un ambiente favorevole all’apprendimento e alla memorizzazione. Ascoltare musica durante lo studio o il lavoro aumenta la concentrazione e la produttività. In conclusione, la musica rappresenta un alleato potente per potenziare la memoria e le capacità cognitive, attraverso l’attivazione cerebrale, la stimolazione della plasticità e l’influenza positiva sull’umore. Sfruttare il potere della musica può favorire una mente attiva e una migliore performance cognitiva nella vita quotidiana.
L’Effetto della Musica sulla Coordinazione Motoria e il Benessere Fisico
La musica ha un impatto positivo sulla coordinazione motoria e il benessere fisico. Studi dimostrano che l’ascolto di brani stimolanti migliora la coordinazione dei movimenti e la precisione. La musica sincronizza il ritmo interno del corpo con quello esterno, diventando un supporto per la danza e altre attività. Inoltre, riduce lo stress e l’ansia, stimolando la produzione di endorfine, favorendo così la resistenza fisica e riducendo la fatica durante l’esercizio.
La musica viene utilizzata nella riabilitazione fisica e negli allenamenti sportivi per migliorare le prestazioni. La sua capacità di sincronizzare, ridurre lo stress e promuovere il benessere la rende un’alleata preziosa per il miglioramento delle abilità motorie e uno stile di vita sano. Quindi, la prossima volta che ti alleni o ti muovi, non dimenticare di mettere le cuffie e lascia che la musica ti guidi verso il benessere.
Articolo a cura di: Niko De Notarpietro e Alessandra Petrea Denisa – Liceo Classico Colasanti – Civita Castellana
C’è da storcere il naso dopo così tanti anni di aula a progettare attività con corde, bastoncini, carte, fili di lana, …che portino: i team a organizzarsi in modo efficiente; le persone a comunicare in modo efficace; il singolo a riflettere sui propri comportamenti. Eppure la realtà virtuale è l’esperienza che permette di osservare tanto quanto le altre esperienze con un elemento in più e forse più potente.
Le emozioni sono amplificate, sollecitate da ciò che si vede, si vive completamente immersi, non isolati ma con gli altri e dall’esigenza di riuscire a comunicare ciò che vediamo a chi ci è vicino, per raggiungere un obiettivo comune e condiviso.
Lo scetticismo iniziale di alcuni partecipanti è cosa buona: fa sì che ci sia un approccio cauto, critico, esploratore per cui l’importante è non dire di no a priori quanto permettersi di ricredersi.
Questo è quello che emerge nei feedback finali da chi ha partecipato e chiede di dare ancora una sbirciatina a altri scenari.
Un’altra avventura con IDEGO – Psicologia Digitale per un corso di comunicazione efficace e grazie a Simone Barbato che ha sottolineato come tutto questo sarà a breve nella vita quotidiana così come è stato per gli smartphone.
L’azienda stessa, nel settore del lusso, ne ha riconosciuto il valore non solo per le competenze soft viste in aula, ma anche per la progettazione di corsi tecnici che allenino le persone ad apprendere la parte della produzione del prodotto.
La parte centrale dell’esperienza non è l’esperienza ma il de-briefing in cui si lavora per:
osservare cosa ha funzionato e cosa no
riflettere su quali comportamenti si attivano anche nel contesto professionale grazie all’uso di un gioco, un’esperienza, una metafora
individuare le nuove azioni da fare subito dopo l’aula e prendere l’impegno nel tempo per agire un cambiamento.
Nell’era digitale in cui viviamo, la sicurezza dei dati aziendali è diventata una priorità assoluta. Gli attacchi di tipo Ransomware, in particolare, rappresentano una minaccia crescente per le organizzazioni di ogni dimensione e settore. Questi attacchi sofisticati mettono a repentaglio la riservatezza e l’integrità dei dati, costringendo le aziende a pagare un riscatto per poter accedere di nuovo alle proprie informazioni vitali.
In questo contesto, il Cloud Object Storage si presenta come una soluzione potente e affidabile per proteggere i dati aziendali dagli attacchi di tipo Ransomware. Rispetto ai tradizionali sistemi di archiviazione, il Cloud Object Storage offre una serie di vantaggi che contribuiscono a mitigare il rischio di perdita o danneggiamento dei dati sensibili.
Cos’è un attacco di tipo Ransomware?
Il Ransomware è diventato uno dei tipi di attacco più diffusi e pericolosi nel panorama delle minacce informatiche. Questo sofisticato malware si infiltra nei sistemi informatici, blocca l’accesso ai dati e ai dispositivi della vittima e richiede un riscatto per ripristinare l’accesso. Il suo impatto devastante può causare danni finanziari, perdita di dati preziosi e interruzioni significative delle operazioni aziendali.
Le cause principali dell’insorgere del Ransomware possono essere attribuite a errori di configurazione e a software non aggiornato. Le vulnerabilità nei sistemi informatici, spesso dovute a configurazioni errate o lacune nella gestione della sicurezza, possono offrire un punto di ingresso per gli attaccanti. Inoltre, l’uso di software non aggiornato può esporre le reti aziendali a falle di sicurezza note che gli aggressori possono sfruttare.
Gli errori di configurazione possono includere la mancata applicazione di patch di sicurezza, l’adozione di password deboli o predefinite, la mancata segmentazione della rete e la mancanza di controlli di accesso adeguati. Queste vulnerabilità consentono agli aggressori di infiltrarsi nei sistemi, criptare i dati e richiedere un riscatto per il ripristino dell’accesso.
Inoltre, il mancato aggiornamento del software rappresenta un grave rischio di sicurezza. I fornitori di software rilasciano regolarmente patch e aggiornamenti per correggere vulnerabilità note e migliorare la sicurezza dei loro prodotti. Tuttavia, se le organizzazioni non implementano tempestivamente queste correzioni, lasciano le loro reti aperte agli attacchi dei Ransomware che sfruttano le falle non ancora risolte.
Affrontare la minaccia del Ransomware richiede una combinazione di buone pratiche di sicurezza e soluzioni tecnologiche avanzate. È fondamentale implementare una corretta configurazione dei sistemi, che includa l’applicazione regolare di patch di sicurezza, l’adozione di politiche di password robuste e l’uso di soluzioni di sicurezza avanzate come firewall, sistemi di rilevamento delle intrusioni e antivirus aggiornati.
Inoltre, la consapevolezza degli utenti è un elemento chiave nella prevenzione degli attacchi di tipo Ransomware. Le aziende dovrebbero fornire formazione e sensibilizzazione per educare il personale sull’importanza di evitare link o allegati sospetti, di essere vigili nelle comunicazioni e di segnalare tempestivamente eventuali comportamenti anomali.
Il Cloud Object Storage: Una difesa affidabile contro gli attacchi di Ransomware e il ripristino dei dati
In questo contesto, il Cloud Object Storage si rivela una soluzione di backup e ripristino fondamentale per contrastare gli attacchi di Ransomware e garantire il recupero dei dati. Quando un’organizzazione subisce un attacco di Ransomware, il Cloud Object Storage offre una luce di speranza. Grazie a questa tecnologia, è possibile accedere alle copie di backup dei dati salvati in remoto e ripristinare i file critici senza dover cedere alle richieste dei criminali informatici. Il Cloud Object Storage permette alle aziende di conservare i dati in un ambiente sicuro, separato dalla rete principale, offrendo un livello aggiuntivo di protezione contro gli attacchi informatici.
La chiave per il successo nell’utilizzo del Cloud Object Storage come strumento di ripristino è la pianificazione e l’implementazione di strategie di backup adeguatamente progettate. Le organizzazioni devono garantire che i loro dati critici siano regolarmente copiati e archiviati nel Cloud in modo sicuro. Questa pratica garantisce che, in caso di attacco, esista una copia di backup affidabile a cui accedere per ripristinare i dati senza dover pagare un riscatto.
Una delle principali caratteristiche del Cloud Object Storage è la sua scalabilità e resilienza. Questa tecnologia consente di archiviare grandi quantità di dati in modo efficiente ed economico, riducendo al minimo i tempi di inattività durante il ripristino dei dati. Inoltre, grazie alla distribuzione dei dati su più posizioni geografiche, il Cloud Object Storage offre una maggiore protezione contro la perdita totale dei dati dovuta a eventi catastrofici o guasti hardware.
Oltre al ripristino dei dati, esso può svolgere un ruolo cruciale nella prevenzione degli attacchi. La capacità di isolare i dati di backup in un ambiente separato impedisce agli aggressori di compromettere le copie di sicurezza, garantendo che le informazioni critiche siano protette e pronte per il ripristino. Inoltre, molte soluzioni di Cloud Object Storage offrono funzionalità avanzate di crittografia e protezione dei dati, fornendo un ulteriore strato di sicurezza.
È importante sottolineare che il Cloud Object Storage non è una soluzione completa per la sicurezza dei dati, ma rappresenta un elemento cruciale in un approccio olistico alla protezione dei dati aziendali. Le aziende dovrebbero adottare una combinazione di strategie di sicurezza, tra cui politiche di accesso rigorose, aggiornamento regolare del software, monitoraggio attivo della rete e formazione del personale.
Di giorno in giorno, vedo il proliferare di consigli su come utilizzare le AI per preparare le proprie strategie di posizionamento organico: dallo studio degli intenti di ricerca alla strutturazione delle architetture dei siti web. Dopodiché, mi sono arrivati dei preventivi tra le mani di chi vende, ancor peggio di prima, contenuti un tanto al chilo SEO oriented che poi, si dice, vengano controllati da freelance prima di essere pubblicati.
È fare disinformazione, eppure la stessa ChatGPT dica chiaramente che, non avendo accesso alle informazioni sui volumi di ricerca, ctr, cpc e tutte le metriche utili per struttura una strategia per il posizionamento organico, non può supportare in questa attività. Per ora.
[NdR dico sempre “per ora” perché “sempre in movimento il futuro è” diceva il saggio Yoda, e ci credo così tanto che ce l’ho tatuato sul braccio]
PER ORA, NON È POSSIBILE QUINDI:
strutturare una strategia basata sugli intenti di ricerca maggiormente efficaci;
ottimizzare contenuti SEO oriented;
verificare se i competitor sono ben posizionati su Google e per quali query, con che keyword, secondo quale intento di ricerca e per quale pagina nello specifico;
verificare l’andamento del nostro posizionamento organico rispetto ai competitor.
CERTO, si possono ottimizzare i tempi di scrittura sostituendo i “freelance” che prima scrivevano fandonie a grammatica opinabile. Che duro l’italiano, maremma…
CERTO, possiamo tutti propinare contenuti banali perché abbiamo educato che “tanto i contenuti non vengono letti”, nonostante tutti si possa vedere il traffico organico di blog o magazine con un semplice strumento di analisi.
CERTO, se prima si sguazzava in un mondo di mediocrità ora si sguazza in un mondo frattale di mediocrità, immettendo nel web contenuto AI generato e zero controllato per educare le AI a mantenere il nostro livello medio basso, replicando il modello frattale all’infinito.
QUAND’È CHE, INVECE, PASSIAMO AD USARE LE AI per liberare tempo per attività a scarso valore aggiunto e ci concentriamo ad educare il mercato digital a lavorare sul business del nostro cliente o di noi stessi perché abbiamo finalmente tempo per produrre meraviglia online?
Quasi 250mila conti aperti nel giro di una settimana, un miliardo di dollari depositati nei primi quattro giorni. Come già sai, Apple ha lanciato il suo conto di risparmio in collaborazione con Goldman Sachs e l’impero di Apple Finance. In nemmeno una settimana, sta correndo già velocissimo.
I dati non ufficiali di Forbes, ripresi dal Sole24Ore, dicono che, solo durante il primo giorno, gli americani vi abbiano depositato 400 milioni di dollari.
E l’operazione, per ora, ha anche il freno a a mano: il conto di risparmio Apple è limitato agli utenti statunitensi possessori di Apple Card (la carta di credito lanciata qualche anno fa dalla società californiana).
Il rendimento annuale è del 4,15%, più alto di tutti i competitor: Citi Bank, ad esempio, ha un tasso del 3,85%, Discover del 3,75%, American Express del 3,75%, Barclays del 4%; la stessa Goldman Sachs offre un rendimento più basso rispetto a quello della Casa di Cupertino: il 3,90%.
Qual’è la strategia di Apple? Accelerare nei servizi finanziari? Può essere, ad oggi contiamo:
➡ Apple Pay ➡ Apple Cash ➡ mPOS ➡ Apple Card ➡ Apple Pay Later e ora… ➡ Apple Savings.
La velocità con cui il brand corre è impressionante. É vero che, come tutte le fintech del caso, aprire il conto deposito è una operazione velocissima, molto bella e che regala una “esperienza” (come dicono i guru) entusiasmante ma, alla fine, checchè se ne dica, la gente è opportunista, non è così “think different”, guarda al soldo. Posso guadagnare di più così? Ottimo. Me lo dice Apple? Lo faccio subito.
Conoscete il fenomeno “change blindness”? Guardando il video del mitico Kevin Parry (seguitelo, crea filmati davvero unici) mi è tornato in mente questo fenomeno risultato da un’attenzione selettiva in cui il cervello si focalizza su alcuni elementi ignorandone altri nell’ambiente visivo circostante.
Questo fenomeno è stato scoperto e descritto da diversi psicologi sperimentali, tra cui Ronald A. Rensink, J. Kevin O’Regan e David J. Simons.
Nel contesto aziendale, la cecità al cambiamento può essere particolarmente problematica poiché l’ambiente economico e tecnologico sta cambiando rapidamente e le imprese che non si adattano rischiano di diventare obsolete o di perdere competitività.
Se ci pensate bene anche in azienda può manifestarsi in molte forme, ad esempio:
⛔️ Resistenza da parte dei dipendenti a nuove tecnologie, procedure o processi aziendali. ⛔️ Manutenzione di prodotti, servizi o modelli di business obsoleti. ⛔️ Rifiuto di adottare nuove idee o di implementare nuove strategie. ⛔️ Mancanza di capacità di adattamento alle nuove esigenze del mercato o alle richieste dei clienti.
Per superare queste situazioni si potrebbero adottare una serie di strategie, tra cui:
✅ Promuovere una cultura dell’innovazione e dell’apertura al cambiamento all’interno dell’organizzazione. ✅ Coinvolgere i dipendenti nei processi di cambiamento e fornire loro le informazioni e le risorse necessarie per adattarsi. ✅ Monitorare costantemente le tendenze del mercato e le tecnologie emergenti per identificare opportunità di cambiamento e adattamento. ✅ Collaborare con partner esterni o esperti del settore per sviluppare nuove strategie e soluzioni innovative. ✅ Implementare un processo di miglioramento continuo per mantenere la flessibilità e la capacità di adattamento dell’organizzazione.
Adattabilità al cambiamento (sempre più veloce) sarà la grande sfida dei prossimi anni!
Ogni anno escono migliaia di “Professionist* del digitale” dalle Università. Qualcuno riuscirà a farsi strada nel mondo Big Company partendo da “stagista sovramasionato” per arrivare a “manager sovrastressato”. Altri (la maggior parte) finiranno per diventare L’INTERO UFFICIO MARKETING di Metalmeccanica s.r.l. oppure, Dio abbia pietà di loro, freelance che fanno post un tanto al chilo.
Fatto sta che tutte quelle slide piene di case history di successo, o roboanti fallimenti di comunicazione, sono ben lungi da quello che andremo veramente a fare una volta appesa la nostra corona d’alloro in cameretta.
Torniamo a “Gigi il mago del cacciavite” che vuole vendere con i social, che pensa che gli unici costi legati al web siano quelli relativi al modem, che compone il 98% del tessuto imprenditoriale italiano e che, per forza di cose, assorbirà il 90% della forza lavoro dalle Università.
Ecco…
Nessuno ti prepara a gestire Gigi, neanche buona parte dei pragmatici corsi post-laurea che ti ritroverai spintanemente a seguire quando capirai che la mole di pagina fotocopiate che hai studiato, mal si applicano al “mondo reale”.
E allora dai, se sei un professore spiegalo, se sei uno studente richiedilo.
La case study di Coca-Cola non deve sparire perchè comunque ispira, ma Gigi lavora con marketing geolocalizzato a 3Km di raggio. È tutta un’altra roba.
La favola dell’imprenditore che si è fatto da solo è destinata a finire. Già sento il coro di dissensi levarsi. “Ma tu che ne sai” o “Ho usato solo le mie forze” o ancora “Se sono arrivato fino a qui da solo, non vedo perché dovrei cambiare”. Non sei mai solo, per quanti meriti tu possa avere (grazie a Davide D’Ambrogio per la riflessione di qualche giorno fa).
𝗦𝗮𝗹𝘁 𝗕𝗮𝗲 era figlio di una famiglia poverissima e nel corso degli anni ha acquisito popolarità grazie ai social. Purtroppo, come spesso accade, proprio quei social che lo hanno reso famoso, ora lo condannano: prima lo scivolone del conto astronomico (“la qualità si paga”, certo, se i soldi li hai), poi la Coppa del Mondo presa dalle mani della nazionale argentina dopo la finale e alzata trionfalmente davanti alle telecamere – con conseguente indagine FIFA per stabilire come abbia potuto arrivare sul campo indisturbato – adesso il burger economico da 60 euro. E si sa quanto i media ci godano nell’affossare chi era stato osannato fino a poco tempo prima.
𝗟𝗮 𝗳𝗮𝘃𝗼𝗹𝗮 𝗱𝗲𝗹 𝘀𝘂𝗰𝗰𝗲𝘀𝘀𝗼, 𝗱𝗮𝗹𝗹𝗲 𝘀𝘁𝗮𝗹𝗹𝗲 𝗮𝗹𝗹𝗲 𝘀𝘁𝗲𝗹𝗹𝗲 𝗲 𝗿𝗶𝘁𝗼𝗿𝗻𝗼: dopo l’imbarazzante foto dello scontrino e le sue dichiarazioni sulla qualità che non ha prezzo, decisamente poco apprezzate anche dai fan, adesso viene accusato di spacciare per low cost un burger da 60 euro.
Ci ha provato, Salt, lanciando la campagna di solidarietà verso la sua Turchia, recentemente colpita dal terremoto. Non è bastato.
Morale? Levateje lo smartphone. E se proprio non può fare a meno di postare sui social, almeno lo facesse fare ai professionisti. Del resto, con un conto del genere, uno straccio di SMM dovrebbe poterselo permettere, no?
Scherzare col proprio personal brand può costare caro, anche se ti chiami Salt Bae. Il bricolage, lasciatelo per le mensole del garage.